Cortocircuiti social: Cartabellotta cita testualmente una strofa di Povia e viene insultato

In molti hanno pensato che fosse un suo riadattamento della canzone "I bambini fanno oh", ma in realtà è il testo originale

13/12/2021 di Redazione

L’antefatto è rappresentato dalla notizia che il cantante Giuseppe Povia – sempre critico nei confronti della gestione dell’emergenza coronavirus e delle vaccinazioni – è risultato positivo al coronavirus e non si è presentato a un evento no-green pass a cui aveva garantito la partecipazione. Da qui, il presidente della Fondazione Gimbe (che dall’inizio dell’emergenza ha svolto un ruolo fondamentale nell’analisi dei dati circa la diffusione della pandemia), Nino Cartabellotta, ha ritenuto opportuno citare testualmente una delle canzoni più famosi del cantante:

Cartabellotta insultato per aver citato testualmente Povia

In molti, sui social network, hanno pensato che questa citazione fosse in realtà un riadattamento della canzone I bambini fanno oh, con una sorta di nota di insulto nei confronti dell’autore. Invece, la strofa è presa proprio dal testo originale della canzone: il presidente della Fondazione Gimbe non ha voluto far altro che citare un passaggio scritto proprio dallo stesso Povia, ribadendo un concetto che lo stesso autore della canzone aveva sottolineato nell’ormai lontano 2005, quando la canzone era stata scritta.

In seguito a questa citazione, Cartabellotta è stato insultato e rimproverato da diversi simpatizzanti no-vax e anche da alcuni giornalisti e uomini che hanno rivestito ruoli istituzionali in passato. I tweet sono diventati sempre più numerosi, l’hashtag #Cartabellotta è entrato in tendenza e alcuni degli insulti si sono trasformati in vere e proprie minacce. Nella serata di ieri, Nino Cartabellotta ha dovuto spiegare che quella scritta su Twitter altro non era che una citazione testuale di Povia: «Il mio tweet riprendeva solo il testo originale di una canzone di Povia – ha scritto il presidente di Gimbe -. A seguire: Indice rivolto verso destraattacchi personali dai “soliti noti”; tonnellate di insulti; minacce di morte». 

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