Chi è la capitana della Sea Watch che Salvini ha definito “sbruffoncella”
26/06/2019 di Daniele Tempera
Il nostro ministro dell’Interno non ha esitato a definirla, con la sobrietà che spesso lo contraddistingue, una «sbruffoncella che fa politica sulla pelle degli immigrati». Lei è Carole Rakete, capitana a capo della Sea Watch, la nave di un ONG tedesca che, dopo 14 giorni di attesa, ha deciso di sfidare il Viminale e Palazzo Chigi ed entrare in acque italiane con il suo carico di migranti soccorsi nel Mediterraneo.
🔴🔴”Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo”.
In 14 gg nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l’Europa ci ha abbandonati.
La ns Comandante non ha scelta.https://t.co/MltJ2RME4F
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) June 26, 2019
E il curriculum di Carola non sembra esattamente quello di una “sbruffoncella”. A soli 23 anni il giovane comandante della Sea Watch era al timone di una nave a spaccare il ghiaccio del Polo Nord , come ufficiale di navigazione, per uno dei maggiori istituti oceanografici tedeschi, l’Alfred Wegener Institute. A 25 è diventata secondo ufficiale a bordo della Ocean Diamond, a 27 anni stesso ruolo nella Arctic Sunrise di Greenpeace. Appena trentenne comandava piccole imbarcazioni per escursioni nelle isole Svalbard, al nord nel Mare Glaciale Artico. Carole, che ha lavorato anche con la flotta della British Antartic Survey , collabora con la Sea Watch dal 2016. Ha motivato le sue scelte in un’intervista rilasciata qualche giorno fa a Repubblica.
Capitani coraggiosi. E tragedie che capitàno.#CarolaRakete pic.twitter.com/zunRv2ZQ3K
— Marco Bertolini 🌈 (@bermark_) June 26, 2019
Dalla parte degli ultimi: la scelta di Carole
“La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, a 23 anni mi sono laureata. Sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto, ho sentito un obbligo morale di aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità” una folgorazione che è arrivata da un viaggio in Sud America: “Quando sei lì, a meno di non essere cieco, non puoi non accorgerti dell’ingiustizia e della diseguaglianza che ci circonda. Dovevo fare qualcosa per chi non ha voce e non ha forza”