Il pasticcio in India per colpa dell’ID biometrico

L'India ritira l'avviso sulla condivisione di ID biometrici per via dei tumulti online

31/05/2022 di Martina Maria Mancassola

Ne abbiamo parlato più volte: anche se i regolamenti variano nei vari Paese, nella maggior parte del mondo il riconoscimento facciale è vietato. I problemi di tale riconoscimento interessano, ovviamente, la sicurezza e la privacy di ogni singolo cittadino. In Italia, grazie alla moratoria firmata da Filippo Sensi, questa tematica è arrivata all’attenzione della politica che ha accolto il consiglio del deputato del PD per aprire una riflessione sulla questione, sospendendo, dunque, l’uso di queste tecnologie. Ma che cosa è successo in India? L’India è stata investita dal caos per un avvertimento sull’ID biometrico e, così, ha ritirato l’avviso che domandava agli utenti di non condividere fotocopie del loro ID biometrico nazionale dopo un diffuso clamore online da parte degli utenti sui social media, molti dei quali hanno precisato che quella era la prima volta che sentivano parlare di tale possibilità.

Leggi anche > L’Autorità di vigilanza sulla privacy del Regno Unito multa Clearview AI e le ordina di eliminare i dati di riconoscimento facciale dei residenti

India: caos per l’avvertimento sull’id biometrico

Un ufficio regionale dell’UIDAI, l’ente che sovrintende al sistema nazionale di identificazione biometrica Aadhaar, venerdì scorso è intervenuto per avvertire le persone che «entità private senza licenza» come hotel e sale teatrali «non sono autorizzate a raccogliere o conservare copie di Aadhaar», un codice a 12 cifre numero univoco che mette in collegamento le impronte digitali con la scansione della retina di un individuo. L’avviso aggiungeva che le persone avrebbero dovuto evitare di condividere fotocopie del loro Aadhaar per sicurezza ed evitare un uso improprio di queste. Tale avviso, però, ha sconvolto le persone, suscitando una loro rapida ed ampia reazione, poiché moltissime di loro non sapevano nemmeno che esistesse tale possibilità e, dunque, tale pericolo. Una di loro ha twittato: «Potrei aver soggiornato in quasi 100 hotel che conservavano una copia del mio Aadhaar! Ora questo», che altro non è che il timore di decine di milioni di persone nel paese. Sono, infatti, circa 1,33 miliardi le persone in India che si sono registrate ad Aadhaar, un sistema di identificazione che è stato rivelato circa 13 anni fa, secondo i dati ufficiali del governo. Ciò ha reso Aadhaar il maggiore sistema di identità biometrico del mondo. Anche se Aadhaar è stato pubblicizzato come uno dei sistemi di identificazione più sofisticati del globo, molti hanno espresso i loro dubbi sull’utilizzo di tale sistema, nello specifico per il modo in cui il suo utilizzo è stato esteso e reso obbligatorio in molti servizi della vita quotidiana, sebbene New Delhi abbia commercializzato Aadhaar come un sistema di identificazione «volontaria».

Domenica scorsa, il Ministero dell’elettronica e dell’informatica indiano ha minimizzato l’avviso dopo le rivolte online, dichiarando che quello originale veniva emesso dall’ufficio regionale di Bengaluru dell’UIDAI nell’ambito della diffusione della consapevolezza sul possibile «uso improprio» di una «carta Aadhaar photoshoppata», aggiungendo che «Tuttavia, vista la possibilità di un’errata interpretazione del comunicato, lo stesso si ritira con effetto immediato» e che «Si consiglia solo ai titolari di carte Aadhaar emesse da UIDAI di esercitare la normale prudenza nell’uso e nella condivisione dei loro numeri Aadhaar UIDAI. L’ecosistema Aadhaar Identity Authentication ha fornito funzionalità adeguate per proteggere e salvaguardare l’identità e la privacy del titolare di Aadhaar».

Su Twitter ci sono altri commenti in merito: «Le autorità indiane emettono pareri contrastanti sulla sicurezza delle carte d’identità biometriche: l’autorità governativa è costretta a tornare sui propri passi avvertendo che le carte Aadhaar fotocopiate rappresentano un rischio L’Autorità di identificazione unica dell’India (UIDAI) ha sostenuto..».

Share this article