Cannabis, marcia indietro: nessun sequestro se non c’è la prova che si superi lo 0,5%

23/06/2019 di Redazione

Le tappe disseminate sul percorso della cannabis light aggiungono un altro tassello a una questione che sta diventando sempre più ingarbugliata. E se la sentenza della Cassazione – che aveva determinato il sequestro per i derivati della cannabis light che non siano privi di capacità drogante – aveva gettato nel panico i rivenditori di questi prodotti, il tribunale del Riesame di Genova ha dato una nuova boccata d’ossigeno agli esercenti di un business che, in Italia, ha ottenuto un vero e proprio boom negli ultimi due anni.

Cannabis light, i nuovi spazi lasciati dalla sentenza del riesame di Genova

La sentenza del Riesame di Genova, infatti, riguardava il sequestro effettuato in un negozio di Rapallo lo scorso 3 giugno, qualche giorno dopo la sentenza della Cassazione (datata 30 maggio). In quella circostanza erano stati portati via oli e infiorescenze, confezioni di tisane e foglie di cannabis sativa. Tuttavia, muovendosi tra le indeterminatezze della sentenza della Cassazione e negli spazi consentiti dalla legge di riferimento (la 242 del 2016), l’avvocato Salvatore Bottiglieri è riuscito a rendere nullo quello stesso sequestro.

Cosa devono fare le autorità prima di sequestrare la cannabis light

Il tribunale, infatti, ha deciso che – prima di procedere – le forze dell’ordine devono avere la certezza che le sostanze rispondano a criteri diversi da quelli stabiliti dalla legge. Al momento, l’unico punto certo è che – per essere definita sostanza non drogante – il prodotto deve contenere fino allo 0,5% del principio attivo Thc. Senza la prova che i prodotti superino questo limite non si può procedere al sequestro. Dunque, non ci sarà più spazio per azioni arbitrarie: le forze dell’ordine devono prima prelevare dei campioni, procedere alle analisi e stabilire, in virtù dei risultati ottenuti, se le sostanze possono essere sequestrate o meno.

La sentenza del Riesame di Genova fa giurisprudenza su una disciplina che ancora non è coperta da una legge chiara e che vive molto di proclami politici. La stessa sentenza della Cassazione ha lasciato degli spazi vuoti che possono dare origine a soluzioni arbitrarie.

Photo: Alexander Blum/dpa

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