Come Meta ha chiuso la storia di Cambridge Analytica (con 725 milioni)
Gli utenti hanno fatto questa richiesta: erano stati vittime della fuga dei dati del 2019
24/12/2022 di Redazione
La storia di Cambridge Analytica – almeno quella nei confronti degli utenti che si sono uniti nella class action per richiedere a Facebook, ora Meta, i danni per il furto di dati personali subito nel 2018 – sembra essersi conclusa. In un bagno di denaro, nemmeno così tanto sostanzioso. La vertenza con gli utenti che avevano lanciato la class-action è stata archiviata in seguito al pagamento, da parte dell’azienda di Menlo Park, di una cifra pari a 725 milioni di dollari.
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Cambridge Analytica, Meta paga 725 milioni per chiudere la class action
La cifra di 725 milioni di dollari, pur essendo una delle più alte mai pagate in una causa collettiva da parte di un’azienda di social media, serve a compensare la fuga di dati personali che qualche anno fa aveva coinvolto la bellezza di 87 milioni di utenti. Il tema della class action è stato quello di veder riconosciuta la responsabilità di Facebook che, nonostante avesse dato garanzia all’interno delle sue condizioni di utilizzo di proteggere i dati personali degli utenti, aveva in realtà consentito a terze parti di accedere a questi stessi dati personali, per le più svariate ragioni, tra cui quella di profilazione politica.
Gli avvocati che hanno guidato la class-action si sono detti soddisfatti per l’esito dell’azione legale: «Questo storico accordo fornirà un significativo sollievo alla parti in causa in questo complesso e nuovo caso sulla privacy». D’altro canto, Meta ha evidenziato come la conclusione della class-action non mette in evidenza un vero e proprio illecito da parte della società: «Si tratta del modo per concludere la vicenda nel migliore interesse della nostra comunità e degli azionisti. Negli ultimi tre anni abbiamo rinnovato il nostro approccio alla privacy e implementato un programma completo sulla privacy».
Se è chiaro che la parte “civile” della vicenda Cambridge Analytica è stata risolta, occorrerà capire cosa accadrà a quell’azione promossa dall’attorney general di Washington, Karl A. Racine, e che sta cercando di individuare responsabilità personali da parte dei vertici dell’azienda per quanto riguarda la fuga di dati del 2018.