La bufala dell’aloe che cura i tumori | RICETTA ROSSA

Il terzo articolo di Ricetta Rossa realizzato nell'ambito di un progetto - promosso dal Dipartimento Informazione ed Editoria - di debunking delle fake news in ambito sanitario contiene un importante contributo del giornalista Daniele Banfi, redattore del sito della Fondazione Veronesi

26/07/2023 di Redazione Giornalettismo

Erano gli anni ’30. In Brasile, il missionario padre Zago iniziò a raccogliere alcuni aneddoti su “sorprendenti” rimedi naturali per guarire dal cancro. Elementi privi di qualsiasi connotazione scientifica che, però, si sono diffusi a macchia d’olio provocando la più classica delle catene di Sant’Antonio in grado di generare un lungo romanzo di disinformazione medica che di medico non aveva praticamente nulla. Parliamo della bufala dell’aloe utilizzata come cura alternativa per sconfiggere il tumore, una fake news amplificata – oggi – ancor di più dalla diffusione dei mezzi digitali e da internet.  Per questa puntata di Ricetta Rossa, il format che Giornalettismo ha realizzato per debunkare le fake news in ambito sanitario, abbiamo intervistato il giornalista Daniele Banfi, redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi.

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Le dinamiche sono le stesse: si trova un’informazione su un qualsiasi sito internet e inizia a diffondersi senza alcuna barriera in uscita. Esattamente il principio delle fake news. Ma non si tratta di banali bufale, perché in ballo c’è la vita delle persone e un mero tentativo di arricchirsi – presentando come “comprovato” un metodo smentito dagli studi scientifici – sul dolore dei pazienti e dei loro parenti. La ricetta, dunque, per uno squallido delitto perfetto.

Le fake news sulle cure alternative vegetali per il cancro, l’intervista a Daniele Banfi

Ma perché molte persone decidono di non seguire la scienza e dare adito a dinamiche come quella del proliferare di presunte (e inefficaci) cure alternative? «Un interessante studio di qualche hanno fa ha detto che chi si rivolge alle cure alternative ha una probabilità di morire per un tumore estremamente più elevata rispetto a chi, invece, segue le cure classiche – ha spiegato a Giornalettismo Daniele Banfi -. Il problema è che chi è malato di cancro attraversa un periodo della vita molto difficile. È molto vulnerabile e quindi può essere preda di ciarlatani che propongono “cure alternative”. Si tratta, però, di vie che fanno solamente perdere soldi alla persona e fanno arricchire questi ciarlatani che lucrano sulla disgrazia di questa malattia».

Cure che non sono cure, ma che spesso vengono suggerite da chi non ha competenze mediche, tentando di indurre il paziente oncologico a trovare strade differenti rispetto ai percorsi “da protocollo”. Come nel caso di cosiddetti “rimedi naturali e vegetali” che, secondo una narrazione completamente falsa, rappresenterebbero una soluzione per guarire dal cancro: «Si studiano le piante da tantissimi anni. I primi antitumorali e i primi chemioterapici sono proprio derivati dagli estratti di piante. Queste piante hanno aiutato, sicuramente, nella lotta al cancro, ma non le piante in sé. È l’estratto e poi la modifica in laboratorio».

La bufala dell’aloe che cura il tumore

E tra le “credenze” più dannose quando si lotta contro il cancro, c’è la bufala dell’aloe che cura il tumore. Questo dato è confermato dall’oscillazione del grafico dell’analisi temporale che è stata condotta a proposito di questa fake news. Infatti, si è potuto osservare che non esiste una ciclicità per l’evoluzione e la diffusione di questa falsa informazione: piuttosto, invece, si può parlare di picchi in corrispondenza di eventi specifici che, evidentemente, hanno riportato in auge il binomio aloe-tumori (spesso accompagnato anche dal bicarbonato, altro “rimedio naturale” spacciato come curativo rispetto a patologie molto serie).

Sempre dall’analisi temporale, si evince che nel 2022 il binomio aloe-tumori sia stato accompagnato anche dall’accostamento di termini come “Amazon” (probabile indice dell’acquisto sull’e-commerce di eventuali quantitativi della sostanza). Dall’analisi della community, invece, si può rilevare che, sebbene la fake news della cura del tumore attraverso l’aloe sia abbastanza qualificata come tale dagli utenti di internet, il linguaggio utilizzato per stigmatizzare chi casca in questa falsa informazione risulta essere spesso carico di rabbia.

Non dobbiamo stupirci dell’elevata diffusione della consapevolezza che curare il cancro con l’aloe sia una falsa informazione. Se pensiamo che, dagli anni ’30 in poi, sono stati fatti passi da gigante nella ricerca del settore, capiamo anche che c’è stato modo di diffondere una corretta informazione di contrasto rispetto a tutto ciò che era stato raccontato per la prima volta da Padre Zago. «Per mano di Padre Zago – conclude Banfi -, un frate brasiliano nato negli anni ’30, sono stati raccolti una serie di aneddoti su persone che guarivano dal cancro assumendo questa pianta miracolosa. Il problema è che poi si è diffusa questa notizia. La medicina tradizionale, fortunatamente, ha iniziato a indagare, perché comunque era interessata. La ricerca cosa ha fatto? Ha cercato di trovare delle caratteristiche antitumorali all’interno degli estratti di aloe. Quando, però, si è passati a un modello animale e poi anche nell’uomo, questi risultati non sono stati assolutamente replicati. Possiamo dire, quindi che l’aloe non cura il cancro e neanche gli estratti contenuti in esso». Una narrazione, come spiegato da Daniele Banfi, che si è diffusa nel tempo dando adito al concetto di una “cura alternativa” per il cancro che – in realtà – non porta alcun beneficio.

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