Così Loquis sta diventando la Spotify dei viaggi

Con il CEO e founder Bruno Pellegrini abbiamo parlato delle opportunità offerte da questa piattaforma

07/09/2021 di Gianmichele Laino

Immaginiamo di avere il più bel palcoscenico, la migliore scenografia e il miglior direttore della fotografia del mondo. Non possiamo non pensare a questi accostamenti quando parliamo delle bellezze culturali e paesaggistiche dell’Italia. Ma dobbiamo anche comprendere che una collina o fiume, una strada caratteristica, un edificio di pregio, pur avendo le giuste luci forme e sfumature di colore, senza un racconto, difficilmente verrà conosciuto e considerata. La gente ci passerà vicino senza accorgersene. Ecco l’intuizione, la scintilla che ha animato Loquis, la piattaforma di podcast incentrata sul settore travel, che si sta proponendo al grande pubblico come la Spotify dei viaggi e del turismo.

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Loquis è la Spotify del turismo

«Abbiamo realizzato la prima Travel Podcasting Platform – ha detto Bruno Pellegrini, CEO e Founder di Loquis -. Ad agosto abbiamo raggiunto i 300mila ascolti mensili, senza grossi investimenti di advertising. Questi numeri – oltre alle altre metriche di utilizzo e fidelizzazione – confermano il grandissimo potenziale di Loquis». In effetti, questo aspetto non è da sottovalutare: con maggiori risorse di marketing e un allargamento della platea anche ad altri Paesi del mondo, questa piattaforma italiana potrebbe diventare un campione mondiale .

«La fidelizzazione e soddisfazione degli utenti è un aspetto molto significativo per il business delle app – spiega Bruno Pellegrini -, ma quello che rende Loquis ancora più interessante è la capacità di attirare naturalmente (e a costo zero) contenuti di qualità creati da diversi soggetti che vedono nello strumento il palcoscenico ideale per promuovere il territorio davanti ai turisti o ai potenziali turisti, con la garanzia dell’originalità e della grande accuratezza del prodotto».

Le guide turistiche, ad esempio, sono uno dei segmenti di creatori in maggiore crescita su Loquis grazie alla possibilità – per ora esclusiva – di pubblicare canali a pagamento. Del resto, la monetizzazione premium, i servizi a valore aggiunto per i creatori professionali e l’audio advertising di prossimità , fa sicuramente parte di una strategia di valorizzazione ben precisa.

Bruno Pellegrini parla delle prospettive di Loquis

Adesso l’esigenza è quella di uscire fuori e di andare in scala, sempre con quell’obiettivo lì: quello di diventare la Spotify dei viaggi anche a livello internazionale.

«Il verticale – continua il CEO di Loquis – così come successo su altri media, e se sostenuto da una unicità di prodotto come la nostra piattaforma che si basa sulla georeferenziazione degli utenti e dei contenuti, consente di creare valore aggiunto sia per l’audience che per i creatori che per gli advertisers. Considerate che il segmento viaggi vale il 5% del mercato dei libri, che le ricerche di destinazioni e viaggi sono il 5% di quelle effettuate su YouTube, che il “travel” vale il 5% del totale del digital advertising. Ecco, il valore di Loquis può essere facilmente stimato…».

Al momento il progetto Loquis è sostenuto, oltre che dal fondatore, anche da un parterre di investitori privati che annovera alcuni top manager e imprenditori italiani come Carlo Feltrinelli a Bob Kunze Concewitz (Campari), passando per Giuseppe Morici (Bolton), Alberto Hazan (RMC), Irving Bellotti (Rotschild), Marzio Pividori (Deutche Bank) Massimo Armanini (Crescita), Vincenzo Bracciale (Ferrero), Cristiano Arca (Prink), Ismail Gazarin (Eidos Media).

«Per me, e per molti dei soci privati che hanno investito in Loquis – continua Pellegrini – è stato importante riconoscere che il progetto avesse una ricaduta di valore esterna, sul mondo reale, sul territorio e sulla società, in particolare sul settore della cultura e del turismo». Non deve quindi essere un caso che il progetto sia nato in Italia, il paese dove i luoghi hanno da raccontare più di ogni altro.

I racconti dei luoghi – i loquis – pubblicati sulla piattaforma sono oggi circa 200.000, di cui 70.000 in Italia e il resto in Europa e nelle principali città americane. I loquis sono perlopiù evergreen, vengono moderati in crowdsourcing (ndr modello su cui Pellegrini è stato pioniere, pubblicando il primo libro italiano) e vengono organizzati per canale, interesse e soprattutto posizione geografica. Se si ascoltano i podcast di Spotify, ad esempio, si fa fatica a orientarsi nella ricerca. «La scelta dei Loquis invece – conclude Bruno Pellegrini – è legata al territorio e collegata al modo di spostarsi delle persone, ai loro viaggi e interessi. Trovare un contenuto su un luogo, vicino alla propria posizione o per un viaggio futuro, su Loquis è facilissimo e immediato. In più, la funzione navigatore consente di accedere ad una esperienza di vera realtà aumentata, passeggiando, guidando o guardando fuori dal finestrino di un treno mentre loquis ti racconta le storie dei luoghi che si attraversano».

È nato, insomma, un nuovo modo di valorizzare il turismo in Italia e in altri Paesi d’Europa. È figlio di un concetto molto semplice: dare una voce ai luoghi. Un modo per incentivare quella narrazione del bene culturale e paesaggistico che è sempre stato il grande tallone d’Achille del turismo italiano.

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