Loquis diventa un modo per raccontare anche il vino attraverso i podcast
L'esperienza del progetto "Assaggi di vino al vino" dimostra che ci può essere anche una ulteriore dimensione della piattaforma
25/08/2021 di Gianmichele Laino
Il vino che si fa raccontare meglio attraverso la voce di un podcast, sicuramente, è quello che non beve nessuno. Paolo De Cristofaro, che insieme ad Antonio Boco è animatore del progetto Assaggi di Vino al Vino 50 anni dopo, è convinto che i vini autoctoni, quelli che hanno una storia molto affascinante, magari legata a un luogo o a un personaggio siano quelli che si predispongono di più a un progetto che veda due o più narratori illustrare con la loro voce, al massimo con degli effetti sonori, un tema così complesso come quello dell’enologia. Nato nell’ambito del magazine specialistico Tipicamente, il podcast direttamente ispirato alla raccolta di Mario Soldati (Vino al Vino, appunto) ha trovato una declinazione anche su Loquis, la piattaforma che offre contenuti audio geolocalizzati e che punta a valorizzare l’itinerario turistico.
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Il podcast sul vino che incontra la geolocalizzazione su Loquis
«È stata una cosa molto on the road, pensata con la voglia di rileggere il libro di Mario Soldati – ha spiegato Paolo De Cristofaro -. Con Antonio Boco abbiamo fatto diversi viaggi del vino e abbiamo pensato a proporre in una chiave contemporanea la sua raccolta di reportage nata per settimanali cartacei. Il podcast era uno strumento che ancora non avevamo sperimentato e l’incontro con Loquis ci ha permesso di offrire anche una versione dello stesso podcast più breve, ma geolocalizzata».
La sfida è piuttosto complessa. Il vino ha bisogno di tutti e cinque i sensi per poter dare una corretta idea di sé. Invece, i creatori di podcast ne hanno a disposizione solo uno. Ma con Loquis la voce si immerge in una dimensione geografica ben precisa. «Noi abbiamo sempre sentito con una certa frustrazione la poca audiovisività del vino – spiega De Cristofaro -. È un prodotto che è molto difficile comunicare attraverso un video o un audio, perché non hai interattività. Descrivi qualcosa che stai bevendo solo tu, utilizzando sempre lo stesso linguaggio su colori, profumi e suggestioni gustative. Il vino, però, dà tantissime possibilità quando si raccontano i luoghi, le persone, gli incontri, quando diventa una scusa per mettere una bottiglia a tavola e parlare d’altro. Questo a noi interessava ed è quello che ha fatto Soldati, da amatore inesperto, che non entra mai nel tecnico, ma dà le sue impressioni di narratore».
Con il lungo periodo di lockdown alle spalle e con le limitate occasioni di socialità a disposizione, del resto, era quasi vitale trovare un nuovo modo di comunicare il vino, al di là delle degustazioni tradizionali o dei percorsi espositivi di fiere e congressi. «Siamo partiti dalla consapevolezza di non essere un podcast classico di Loquis. Non creiamo un contenuto legato a un luogo, a un monumento, a una strada. Ma non volevamo fare una replica del nostro podcast sul vino: per questo, abbiamo pensato a qualcosa ad hoc. Abbiamo ideato, quindi, dei piccoli itinerari con alcune proposte che possono accompagnare l’utente quando è in viaggio. Sono spunti e suggestioni, che parlano di tipologie di vino del territorio, di osterie, di opzioni per stare bene».
E il percorso sembra essere ancora lungo, sia perché la nuova piattaforma di podcast geolocalizzati ha permesso al magazine Tipicamente di incontrare un pubblico diverso dal solito, sia perché la narrazione di vino ha necessariamente bisogno di altri paradigmi. «Stiamo pensando – conclude De Cristofaro – anche a qualcosa di diverso rispetto a quello che abbiamo già fatto. Dipende se si vuole ricollegare il proprio contenuto a un luogo specifico o se ci si vuole inserire in un percorso fatto da bravi narratori, che affascinano a prescindere dalla circostanza in cui l’utente di Loquis si trova. La cosa per noi più interessante è stata non soltanto l’allargamento in termini numerici del bacino di utenti, ma anche della tipologia dell’utente. Noi siamo i classici giornalisti del vino che si muovono in un ambiente sempre ristretto e settoriale: invece, è molto piacevole quando questi argomenti incrociano persone del mondo reale, che fanno altro nella vita e che si godono una bella bottiglia di vino tra amici. Il contatto con il mondo reale è una boccata d’ossigeno».