Ragazzina morta in bagno a Borgofranco d’Ivrea, bisogna aspettare prima di parlare di “folle sfida su TikTok”

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Si collega l'accaduto a uno specifico social network e a una presunta sfida che - tuttavia - non ha mai avuto contorni chiari

Parlare della morte sospetta di un minore è sempre una operazione al limite, dal punto di vista dell’esercizio del diritto di cronaca. Soprattutto quando le ipotesi investigative sono ancora in corso. Sfruttare, tra l’altro, il fatto di cronaca per metterlo in correlazione con presunte sfide sui social network è un qualcosa che è già capitato in passato e che continua a essere un espediente per attirare attenzione sui siti web di informazione che si occupano di questi fenomeni. Per questo, occorre fare delle precisazioni rispetto al doloroso fatto di cronaca che si è verificato a Borgofranco d’Ivrea, dove una ragazzina di 12 anni è stata ritrovata dai genitori in bagno, senza vita, con la cintura di un accappatoio intorno al collo.



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Borgofranco d’Ivrea, è prudente collegare il fatto di cronaca a TikTok?

Già diverse testate hanno parlato, in relazione a questo episodio, di «una sfida finita male sui social» o, in maniera ancor più puntuale, «di una sfida su TikTok sfociata in tragedia». Lo hanno fatto, sicuramente, sulla base di un episodio analogo che si è verificato, qualche mese fa, a Palermo, dove la vittima era una bambina di 10 anni. Anche in questo caso, come nell’altro, si è fatto riferimento a una presunta blackout challenge o hanging challenge. Tuttavia, è opportuno fare delle considerazioni.



A differenza della situazione di Palermo, non è stata data – al momento – alcuna informazione in merito a materiale rinvenuto sullo smartphone della vittima. Quest’ultima, non ha lasciato alcuna traccia di quanto stava per accadere né aveva mai parlato con altri componenti della famiglia di esperienze di questo genere sui social network. Inoltre, come vi abbiamo spiegato anche su Giornalettismo, non è opportuno parlare di hanging challenge per queste situazioni, dal momento che la sfida su TikTok che porta questo nome non ha nulla a che fare con la resistenza al soffocamento, ma parte da video che mettono in mostra le proprie abilità nell’utilizzare alcuni attrezzi ginnici.

Mettere in correlazione una morte sospetta di una minorenne, diffondendo immediatamente la vulgata di un “gioco sui social finito male” o, addirittura, indicando il nome di un social network specifico (in un mondo in cui le piattaforme di questo tipo proliferano o dove le interazioni sociali possono avvenire, in maniera talvolta preoccupante, soprattutto al di fuori di questi contesti, magari in chat private) significa non rendere un buon servizio informativo. Soprattutto perché le indagini sono ancora in corso e non ci sono elementi a sufficienza per determinare le cause del decesso.