A Bitonto hanno distrutto una targa con il nome di Peppino Impastato

30/12/2019 di Enzo Boldi

Era già accaduto un evento simile a Palermo, tra le strade della VI Circoscrizione del capoluogo siciliano, lo scorso mese di giugno. Ora la triste storia si ripete. A Bitonto alcuni benpensanti hanno lanciato pietre e sassi contro la scritta luminosa «La mafia uccide, il silenzio pure», con annessi i nomi di tutte quelle personalità che hanno combattuto e denunciato il malaffare criminale dei clan legati alle organizzazioni malavitose. E ad andare distrutta è stata la targa dedicata alla memoria di Peppino Impastato.

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A denunciare l’accaduto è stato Michele Abbaticchio, primo cittadino di Bitonto dal 2012 e anche vicesindaco della città metropolitana di Bari, attraverso un post social in cui racconta l’accaduto e mostra le immagini della targa distrutta e finita a terra per le strade della cittadina pugliese.

A Bitonto hanno distrutto la targa di Peppino Impastato

«Stanotte, mentre i nostri tecnici installavano le frasi e i nomi degli autori che sono morti per combattere le mafie in vista dell’inaugurazione di stasera, in via San Luca ignoti dalle teste disabitate hanno deciso di aggredire a sassate la frase “LA MAFIA UCCIDE, IL SILENZIO PURE” – ha scritto il sindaco di Bitonto sulla sua pagina Facebook -. Riuscendo a distruggere il nome e cognome dell’autore, il grande Peppino Impastato».

«La mafia uccide, il silenzio pure»

E questo pomeriggio, lunedì 30 dicembre alle 17.30, è in programma una manifestazione di piazza proprio contro la mafia, per sottolineare l’attenzione continua nei confronti della criminalità organizzata: «Informo i gentilissimi, visto che abbiamo evidentemente colto nel segno, che le iniziative culturali si ripeteranno ossessivamente proprio dove dimostrate che vi stiamo dando fastidio. Quelle frasi ve le imprimeremo in testa, davanti alla vostra casa. Continuate pure e vi ricorderemo, per ogni giorno della vostra esistenza, cosa significa la porcheria al quale avete consegnato la vostra vita».

(foto di copertina: da profilo Facebook di Michele Abbaticchio)

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