La paradossale accusa di sessismo di Salvini a Sala per aver definito «sciocche» le maglie di Borgonzoni

30/12/2019 di Enzo Boldi

E arrivò il giorno in cui i ruoli si rovesciarono. Colui che dal palco di Soncino (in provincia di Cremona), durante uno dei tanti comizi della Lega del luglio 2016, mostrò orgoglioso una bambola gonfiabile dicendo «qui c’è la sosia della Boldrini» adesso passa al contrattacco e accusa Beppe Sala di sessismo. Il protagonista è, ovviamente, Matteo Salvini che, alla scadenza del 2019, ha deciso di vedere sessismo in una banale frase rivolta dal sindaco di Milano a Lucia Borgonzoni, candidata del Carroccio (e del centrodestra) per le elezioni Regionali in Emilia-Romagna del 26 gennaio 2020.

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Questa la frase incriminata. «Stefano (Bonaccini, ndr) è palesemente più bravo della sua competitor, lasciamola con le sue sciocche t-shirt a Roma – ha detto Beppe Sala ieri in Emilia-Romagna  per sostenere il candidato del Pd e del Centrosinistra -. È vergognoso pensare che la destra sia rappresentata da una persona nota per essere andata in Parlamento con una maglietta del genere». Poi un giudizio sul fatto che la candidata leghista sia manovrata da Matteo Salvini, come appare evidente visto che il leader del Carroccio sta facendo campagna elettorale nelle piazze, a differenza della senatrice.

L’accusa di Salvini a Beppe Sala

Il sindaco di Milano ha fatto riferimento a quella famosa maglietta con cui Lucia Borgonzoni si presentò a Palazzo Madama il 10 settembre del 2019 con la scritta «Parliamo di Bibbiano», con le lettere ‘P’ e ‘D’ evidenziate in rosso per ricordare la (presunta) responsabilità del Partito Democratico nel caso degli affidamenti illeciti nei comuni della Val D’Enza. E Beppe Sala ha definito sciocche quelle magliette. Un pensiero che, secondo Salvini, ha tutti i connotati degli insulti sessisti.

L’ovvio endorsement a Bonaccini

L’accusa è paradossale. Si parlava di magliette sciocche e, quindi, non un riferimento alla persona Lucia Borgonzoni che, d’altra parte, è stata criticata dal sindaco di Milano in relazione alla bravura del candidato del Pd Stefano Bonaccini. Nessun insulto, dunque, ma giudizi di merito. E sulla maglietta indossata dalla candidata leghista e senatrice in tanti hanno già espresso le proprie perplessità. E non c’è nessun paragone con una bambola gonfiabile, come da memoria storica del Carroccio e del suo segretario.

(foto di copertina: ANSA MATTEO BAZZI + Carlos Garcia Granthon/ZUMA Wire)

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