Bergamo, un anno dopo: c’è ancora chi usa le emoticons della risata e chi «non crede ai camion con le bare»
Nella giornata del ricordo per le vittime del Covid, diverse testate o gruppi hanno ripubblicato quelle immagini: ecco cosa è successo sui social
18/03/2021 di Redazione
Nel giorno del ricordo per le vittime del Covid (oggi, 18 marzo, la cerimonia nazionale a Bergamo, alla presenza del presidente del Consiglio Mario Draghi) è arrivato il momento di fare un’analisi sullo stato dell’informazione e della percezione sui social network in Italia relativa al tema del coronavirus. Se, effettivamente, si è notato qualche timido segnale di miglioramento sulla serietà con cui vengono affrontate alcune discussioni sul coronavirus sui social network, bisogna comunque ricordare che c’è ancora tanta strada da fare. Oggi, il tema vaccini è quello che – più di tutti – si espone a vere e proprie fake news (su questo punto, però, non è tutta colpa dell’informazione online: anche i quotidiani cartacei, negli ultimi giorni, non hanno proprio dato il meglio di sé), ma restano ancora – incorreggibili – anche i negazionisti del coronavirus in quanto pandemia. Un esempio si ha proprio a proposito del simbolo della giornata di oggi: le bare di Bergamo.
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Le bare di Bergamo e i negazionisti che ancora usano le emoticons su Facebook
Negli scorsi mesi vi abbiamo parlato dei negazionisti di ogni cosa. Del coronavirus, ovviamente, ma persino delle ambulanze che corrono nelle strade delle città italiane. La cosa più odiosa, però, è quando si nega il dolore che hanno provato – e che stanno continuando a provare – le persone, i vicini di casa, i familiari. Per questo motivo, da qualche tempo (la tendenza si è sviluppata a partire dalla tarda primavera-estate del 2020 ed è andata avanti fino agli ultimi giorni dell’anno, quando la consigliera leghista Leoncini, in un consiglio comunale in streaming, aveva espresso la propria posizione in merito) si parla anche dei negazionisti delle bare di Bergamo.
Non è un caso se il giorno del ricordo delle vittime del coronavirus è il 18 marzo: un anno fa, proprio in queste ore, scoprivamo sui giornali italiani la foto e il video che sono stati i simboli di questa pandemia di coronavirus nel Paese. Una colonna di mezzi militari, in fila per le strade della città lombarda, con un carico di bare da trasportare in diverse destinazioni perché Bergamo non riusciva a gestire quell’ondata improvvisa di morti.
Oggi, quelle stesse immagini vengono riproposte da vari organi di informazione, proprio per commemorare tutte le vittime italiane del Covid-19. Eppure, nei commenti, c’è ancora più di qualcuno che utilizza le odiosissime emoticons con la risata (una prassi che viene stigmatizzata dagli stessi utenti che intervengono nelle discussioni che si vengono a creare a corredo delle notizie date dai giornali sui social network) e ci sono ancora commenti che, con sfacciataggine, arrivano a negare quello che era successo a Bergamo il 18 marzo 2020.
I commenti alle notizie relative alla giornata del ricordo
«Mi domando come il 16 marzo 2020 (18, ndr) è successa questa cosa e invece da ottobre 2021 fino ad ora (dato che il dato sui morti non scende ed è comunque alto) non ci siamo stata alcuna immagine o video del genere – scrive un utente -. Mah…sicuramente rispetto per i morti ma queste immagini hanno sicuramente qualcosa di strano». Gli fa eco un’altra persona: «Mi sorge una domanda spontanea: ma qualcuno ha mai guardato dentro quei Camion?». Si passa poi a teorie assurde: «I quei camion potevano benissimo essere trasportate bombe atomiche o frutta e verdura». E giù emoticons, con la faccina sorridente.
Bergamo, un anno dopo. Il coronavirus non è stato sconfitto. Si nega la scienza e, attraverso le pressioni dell’opinione pubblica che si riflettono sui politici, si costringono le agenzie nazionali ed europee del farmaco a sospendere la vaccinazione con AstraZeneca per permettere alle autorità sanitarie di ripetere analisi che già sono state fatte in passato. Giornali italiani titolano sulla paura e sul “caso” riguardante i vaccini. O titolano su persone che muoiono investite in strada dopo aver fatto il vaccino. Siamo arrivati fino a questo punto. Forse perché non si ha il coraggio di guardarsi indietro.