Gli effetti della contesa tra il Garante della Privacy e Open AI sulla scelta di Bard off limits in Europa

Il servizio di intelligenza artificiale di Google sembra aver aggirato, in qualche modo, gli ostacoli legati alla privacy che sono stati incontrati anche dal prodotto di Open AI

12/05/2023 di Gianmichele Laino

Quanto ha inciso la scelta del Garante della Privacy italiano di sospendere sul territorio nazionale, alla fine del mese di marzo, ChatGPT? Quanto ha pesato la conseguente interlocuzione tra Open AI e le autorità italiane per rendere il proprio servizio aderente alle indicazioni del GDPR e – quindi – alla normativa sulla privacy recepita nel nostro Paese? Probabilmente, Google ha fatto le sue riflessioni e ha tratto le sue conseguenze rispetto alla situazione, quando ha scelto in quali Stati estendere il suo servizio di intelligenza artificiale, Bard, escludendo quelli europei. Perché, sebbene la disputa si sia consumata all’interno del territorio nazionale italiano, i suoi echi si sono avvertiti anche negli altri Paesi europei (toccando, come nel caso del Canada, anche territori d’oltre oceano). E – dal momento che la questione aveva una prospettiva comunitaria, contestando il trattamento dei dati fatti da Open AI sulla base del GDPR – Google ha preferito passare oltre e tagliare corto: niente Italia, niente Europa.

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Bard e GDPR, c’è una connessione con l’esclusione dell’Europa rispetto all’utilizzo dell’AI di Google?

Ora, come ha evidenziato Cristiano De Nobili, esperto in materia di addestramento e funzionamento dell’AI, è verosimile che Google abbia voluto recuperare tutto il terreno perso nei confronti di Open AI e di Microsoft che ha implementato ChatGPT sul suo motore di ricerca Bing, rivoluzionando – in qualche misura – il modo in cui l’utente utilizza questo strumento. ChatGPT riusciva a fornire record, testi, codici, immagini in risposta alle indicazioni richieste dall’utente: incorporare questo strumento quasi dialogico all’interno di un motore di ricerca rischiava seriamente di stravolgere i canoni della user experience in questo settore.

E allora, per evitare stop e brutte sorprese (tra l’altro già sperimentate da altri), il colosso di Mountain View ha deciso di rompere gli indugi e di portare in produzione uno strumento, come Bard, che ha bisogno di essere addestrato per poter funzionare meglio ed aumentare il suo potenziale. Per questo, in questa fase, per Google è indispensabile che gli utenti, quando utilizzano Bard, accettino la possibilità che i dati personali immessi possano essere impiegati dall’intelligenza artificiale per fare training. In questa fase, per Google, è essenziale che ci possa essere una cronologia dell’utente a cui accedere sempre per lo stesso motivo. In questa fase, per Google, è importante non avere un controllo troppo stringente sull’età limite degli utenti per avere l’accesso al servizio.

Tutte condizioni che, al momento, sono state riviste per ChatGPT e – di conseguenza – sarebbero severamente monitorate anche per qualsiasi altro servizio di intelligenza artificiale generativa. Se c’è da recuperare del tempo, serve che l’AI funzioni a pieno regime. E, dunque, non c’è GDPR che tenga.

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