È Stati Uniti vs. Cina, anche nella rincorsa all’intelligenza artificiale

Dopo il derby interno tra ChatGPT (OpenAI e Microsoft) e Bard (Google), le aziende americane devono fare i conti anche con Bernie Bot di Baidu

24/03/2023 di Enzo Boldi

Le tensioni internazionali viaggiano, da decenni, sul filo del rasoio. Stati Uniti e Cina sono protagonisti di un confronto non solo a livello politico, ma anche a livello tecnologico. Prima i dispositivi (dai pc agli smartphone), poi i software a corredo. E ora la grande rincorsa alla ricerca dello sviluppo delle intelligenze artificiali. Ad aprire le danze è stata OpenAI che, poi, ha ricevuto un finanziamento miliardario da parte di Microsoft (che già aveva attenzionato il progetto) con l’integrazione di ChatGPT-4 all’interno del motore di ricerca Bing per il browser Edge. Un prima passo a stelle e strisce che ha portato a una reazione immediata da parte dei “rivali interni” di Google che, nel febbraio scorso, hanno annunciato la loro chatbot basata su una AI conversazionale: Bard. E proprio in quei giorni, dall’Oriente è arrivata una notizia che completa il quadro della situazione: la cinese Baidu ha lanciato Ernie Bot (il cui nome reale è Wenxin Yiyan). Dunque, ci troviamo di fronte a tre potenze mondiali che hanno dato vita a questo confronto diretto.

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Tre progetti differenti, tre velocità differenti (soprattutto perché le ultime due hanno rincorso) nel tentativo di farsi una concorrenza che – anche a livello tecnologico – è spietata. Bard, ChatGPT, Ernie Bot sono i volti differenti di una medaglia a tre facce. E mentre Google e Microsoft lottano per il monopolio in Occidente, la vita di Baidu (il principale motore di ricerca cinese) ha una vita propria – in attesa di scoprire con esattezza le funzionalità della sua intelligenza artificiale – all’interno di un mercato che (non solo politicamente) è monopolistico. Senza concorrenza.

Bard, ChatGPT e Ernie Bot, la corsa all’intelligenza artificiale

Di ChatGPT, OpenAI e Microsoft è già stato detto e scritto molto. Fin da quando, nel novembre scorso, la versione ChatGPT-3 (che si era fermata a database datati 2021) era stata lanciata nel web a disposizione di tutti, arrivando poi all’integrazione con Bing. Alcuni mesi dopo, intorno alla metà di febbraio, ecco i due annunci che hanno dato vita a un principio di concorrenza ancora non ben definito. Nel giro di pochi giorni, dagli Stati Uniti Google annunciava (senza troppo clamore) la chatbot Bard e dalla Cina Baidu raccontava al suo mondo chiuso le potenzialità dell’intelligenza artificiale conversazionale Ernie Bot.

La “guerra” degli annunci senza sensazionalismi

Nessuna grande celebrazione. Anzi, annunci in tono minore spiegando come i vari sistemi siano ancora in fase di rodaggio, con pecche che sembrano essere piuttosto palesi. La domanda, dunque, sorge spontanea: perché lanciare (anche solo in versione di test limitati geograficamente e per funzionalità) queste due chatbot in fretta e furia senza che siano perfettamente funzionanti? Perché, questa volta, a tenere il banco è stata Microsoft che ha anticipato tutti sostenendo, finanziando e integrando ChatGPT. Da lì l’effetto domino che ha portato Google ad accelerare sul progetto LaMDA (Language Model for Dialogue Applications), alla base dell’intelligenza artificiale di Bard. Un derby interno che si scontra all’esterno con quel mercato chiuso cinese.

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