La potenza di una foto che spiega la storia meglio di mille riassunti
14/11/2019 di Gianmichele Laino
Il fotogiornalista che segue gli eventi importanti sa che, nello spazio che scorre tra la storia che passa, c’è sempre un’immagine che vola, pronta per essere afferrata. Ti dà una possibilità fugace: se la cogli, fai centro. Se non riesci a fare click mentre passa, resterai sempre con il rammarico nel cuore e una smorfia sul volto. Riccardo Antimiani, che svolge il suo lavoro per l’agenzia Ansa, è riuscito nell’impresa di immortalare la foto simbolo della sentenza di condanna a due carabinieri per la morte di Stefano Cucchi.
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Baciamano carabiniere: l’immagine simbolo della sentenza su Cucchi
C’è un militare che va incontro a Ilaria Cucchi, che le afferra la mano e che gliela bacia. Un gesto semplice, d’altri tempi. Un gesto anche straniante se si considera la tempra della sorella del geometra romano. Ma, insieme alla fotografia di Ilaria che brandisce il poster che ritrae uno Stefano ormai morto con il volto e il corpo tumefatto, forse questa è l’altra immagine-simbolo di una storia che va avanti da dieci anni e che oggi, in quel baciamano, trova il suo compimento.
Perché quella di Riccardo Antimiani è una foto simbolo? Innanzitutto perché mette di fronte le due parti, quelle che – nell’ultimo periodo – sono state, per eccellenza, le due sponde di uno stesso episodio. Ilaria rappresenta Stefano, è la portavoce di una famiglia, è l’icona che con la sua tenacia ha portato a galla la verità. Dall’altra parte dello scatto non c’è un semplice carabiniere. C’è la personificazione dell’Arma. Quella che oggi si ritrova con la condanna di due suoi militari, quella che sta vivendo uno dei suoi giorni peggiori. Quella che, attraverso quel gesto, sta chiedendo scusa a una famiglia e all’Italia intera.
Il significato del baciamano carabiniere
L’obiettivo del fotogiornalista dell’Ansa è lì. Si apre e si presenta all’appuntamento con l’immagine-simbolo. Il tempo del caricamento, di un minimo di post-produzione, di un invio all’agenzia ed è immediatamente la foto d’apertura scelta da tutti i giornali. La storia scorre davanti ai nostri occhi. C’è bisogno di gente sveglia che la sappia raccontare. Per consegnare ai posteri anche il dettaglio più piccolo – ma più intenso – di una cosa che si chiama (finalmente) giustizia.