Azzolina chiede confronto televisivo a Salvini sulla scuola: «Basta attacchi, vado in tv e spiego io»

La ministra Azzolina si è stancata delle polemiche e delle critiche attorno alla sua gestione della scuola durante l’emergenza coronavirus. Arriva la richiesta di un confronto televisivo a Salvini per parlare di scuola e spiegare tutti i provvedimenti che il suo ministero dell’Istruzione sta prendendo, compresa la misurazione della febbre a casa per gli studenti. «Mi attaccano ma ora vado in tv e spiego io, adesso basta, ho sbagliato a non farlo prima», ha detto la ministra dell’Istruzione. Il leader della Lega l’ha definita un «ministro così incapace» che non è possibile averla al comando.

 

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«C’è l’idea che noi M5s siamo incompetenti, anche se io ho due lauree»

Lo sfogo di Lucia Azzolina è stato fatto ai microfoni di HuffPost. «Sono donna, sono un ministro Cinque stelle, sono giovane, c’è l’idea che noi M5s siamo incompetenti, anche se io ho due lauree, l’abilitazione all’insegnamento, specializzazioni. Adesso, anche basta», ha detto l’Azzolina. Troppo polemiche concentrate attorno a un’operato che comprenderebbe «cose meravigliose per la scuola italiana, a partire dalla digitalizzazione delle graduatorie provinciali che danno anche ai giovani la possibilità di iniziare il percorso all’insegnamento, giovani sempre maltrattati».

Per Azzolina la «scuola utilizzata per prendere consenso elettorale»

Sulla scuola la ministra ha detto che «viene usata per prendere consenso elettorale e se restiamo così non cambierà mai nulla. E invece è una cosa serissima». La forte attenzione che c’è attorno alla scuola, stando a quello che dice la Azzolina, è basata sul fatto che sono tante le persone coinvolte: «Siccome oggi la scuola parla alla metà delle famiglie del Paese, a 8 milioni di studenti, a un milione 250mila circa di lavoratori, questo fa sì che ci sia un’attenzione forte, ma che in passato non c’è stata».

Il parere dei sindacati

La preoccupazione arriva anche da parte dei sindacati, che sostengono il fatto che manchino le condizioni per ripartire a settembre: «Oggi le condizioni per cui le scuole riaprano in presenza non ci sono: inutile continuare a raccontare che le cose vanno bene, bisognerebbe essere onesti», ha detto Francesco Sinopoli, segretario Flc Cgil scuola. «La preoccupazione che sta nascendo è che poiché il tempo scuola si ridurrà si tornerà alla didattica a distanza. Noi sindacati vogliamo che si ritorni a scuola non vogliamo soluzioni diverse. Abbiamo bisogno di un decreto legge sulla scuola. Il governo deve dire con chiarezza che bisogna riaprire la scuola in presenza», ha concluso.

 

 

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