Fontana preferisce che il lombardi seguano la sua ordinanza e non il dpcm di Giuseppe Conte

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana non sembra essere affatto soddisfatto del dpcm di Giuseppe Conte in merito alla chiusura delle attività industriali a partire dal 23 marzo. L’elenco delle 100 attività che possono ancora restare aperte, infatti, è ritenuto troppo ampio e controproducente al fine del blocco del contagio da coronavirus. Anche perché il governatore Attilio Fontana, nella giornata di sabato, aveva emanato una sua ordinanza ancor più restrittiva rispetto al dpcm che sarebbe arrivato soltanto 24 ore dopo.

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Attilio Fontana diverge dal dpcm del governo e chiede che possa restare in vigore l’ordinanza della Lombardia

«Preferirei che rimanesse in vigore la nostra ordinanza perché è più restrittiva – ha detto Fontana a Radio 24 -. Ora è in corso un approfondimento per valutare la compatibilità di quanto ordinato da noi con il decreto del presidente del Consiglio». Insomma, la Lombardia sta cercando di prendersi la propria autonomia soprattutto in questa fase della gestione dell’emergenza, aprendo tuttavia una querelle istituzionale con Palazzo Chigi di cui, al momento, non si avverte minimamente il bisogno.

Le differenze tra l’ordinanza di Attilio Fontana e il dpcm di Conte

Del resto, la storia di questa emergenza è fatta sin dall’inizio di contrasti tra Lombardia e governo, di polemiche su diversi fronti, dall’ospedale da allestire alla Fiera di Milano, fino alle mascherine inviate in regione, passando per la richiesta di provvedimenti più restrittivi per la circolazione delle persone. Ci sono diversi punti in cui il governo e la regione Lombardia divergono. Nell’ordinanza regionale, infatti, sono previste le chiusure degli studi professionali, degli uffici pubblici, degli alberghi e dei cantieri edili. Inoltre, è prevista una sanzione di 5000 euro per chi non rispetti l’ordinanza e si fa divieto anche di effettuare attività sportiva all’aperto.

Questioni che non sono state affrontate nel dpcm. Anche l’assessore al Welfare Giulio Gallera ha ribadito la linea della giunta a trazione leghista della Lombardia: «C’è un’ulteriore stretta sulle attività commerciali, sugli uffici pubblici che non svolgono un’attività essenziale, e sugli studi professionali che non hanno scadenze previste per legge – ha detto in diverse trasmissioni Rai di cui è stato ospite -. Poi è arrivata quella del governo che su alcune cose dà un’indicazione leggermente diversa ma quello che vale in Regione Lombardia è ciò che è stato approvato dalla Regione».

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