Matteo Salvini firma la direttiva contro la Mare Jonio: «Rischio terrorismo islamico»

All’indomani dell’allarme lanciato da Fayez Serraj, la Francia ha chiesto un’estensione della chiusura dei confini con l’Italia e Matteo Salvini firma la direttiva ritagliata sul caso della nave Ong Mare Jonio: «Rischio terrorismo islamico».

Matteo Salvini firma la direttiva contro la Mare Jonio: «Rischio terrorismo islamico»

Sarraj ha avvertito l’Europa che «800mila migranti sono pronti a partire» e che tra le persone in fuga dalla guerra civile libica si nasconderebbero anche militanti dell’Isis. Matteo Salvini non se l’è fatto ripetere due volte e ha quindi firmato la direttiva, la terza, ritagliata sul caso della Mare Jonio, che lo scorso mese aveva soccorso 47 migranti in acque libiche e aveva ignorato l’alt della Guardia di Finanza italiana, rifiutandosi di fermare le macchine e ottenendo dalla Capitaneria il permesso di ripararsi dal maltempo. Un comportamento che secondo il Viminale avrebbe violato le norme internazionali, ora richiamate nella nuova direttiva e la cui osservanza dovrà essere cura delle autorità militari e di polizia di «a partire da ogni possibile forma di notificazione ed intimazione agli interessati».

La nuova direttiva del Viminale: controllo affinché la Mare Jonio rispetti le regole»

Dal Viminale ora arriva l’ordine esplicito a comandanti delle forze di polizia, della Guardia costiera e della Marina «di vigilare affinché il comandante e la proprietà della Mare Jonio si attengano alle vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare e di idoneità tecnica dei mezzi impiegati». Inoltre, viene intimato il controllo affinché dalla Mare Jonio «rispettino le prerogative di coordinamento delle autorità straniere legittimamente titolate ai sensi della vigente normativa internazionale al coordinamento delle operazioni di soccorso in mare nelle proprie acque di responsabilità dichiarate e non contestate dai paesi costieri limitrofi e non reiterino condotte in contrasto con la vigente normativa».

La conseguenza è che i porti potrebbero quindi risultare chiusi anche alle navi italiane, se queste hanno compiuto operazioni di soccorso in acque non italiane.

(credits immagine di copertina:  ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)

 

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