Matteo Salvini: «Processare me sarebbe un grave precedente»

Continuano i passi indietro di Matteo Salvini sul suo – eventuale – processo davanti al Tribunale dei Ministri per il caso della nave Diciotti della Guardia Costiera italiana. Mentre dalle piazze elettorali continua a mostrare sicurezza dietro maglie da calcio e divise di polizia, la realtà dei fatti vede il ministro molto preoccupato per il voto della giunta e del Senato che lo potrebbero spingere verso un procedimento giudiziario con una condanna.

«Sarebbe un precedente grave – afferma Matteo Salvini nelle parole riportate da Il Messaggero -, perché una parte di magistratura decide cosa la politica può fare. Domani potrebbe capitare ad altri ministri, io reati non penso di averne commessi e di volerne commettere». Parole che, in realtà, dovrebbero spingere il ministro dell’Interno ad affrontare il processo, dato che è lui stesso a esser sicuro di non aver commesso alcun reato.

Matteo Salvini e il processo che sarebbe un grave precedente

Nel frattempo, nel tardo pomeriggio di lunedì, Matteo Salvini si è presentato in Giunta per le elezioni a Palazzo Madama dove ha potuto valutare – in una decina di minuti – le carte del Tribunale dei Ministri di Catania. Ad aiutare il ministro dell’Interno nella preparazione delle memoria difensiva – perché non dovrebbe essere audito di persona dalla Giunta – sarà il ministro Giulia Bongiorno che ha una vasta esperienza legale alle spalle.

Lega e Movimento 5 Stelle ancora divisi

La decisione della Giunta dovrebbe arrivare tra meno di venti giorni, con una data limite – non ufficiale – indicata nel 23 febbraio. Il tutto per rimanere nei limiti dei regolamenti che parlano di massimo 30 giorni dalla comunicazione dell’atto da parte del tribunale dei Ministri. Nel frattempo la querelle tra Lega e Movimento 5 Stelle sulla scelta di concedere o meno l’immunità a Matteo Salvini sembra esser diventata una questione politica, accesa anche dagli altri scontri tra i due partiti della maggioranza su Tav, grandi opere e crisi in Venezuela. Tutti sono accorsi a dire che non si tratterà di un voto di scambio, ma le frecciate lanciate in questi giorni fanno sospettare l’esatto contrario.

(foto di copertina: ANSA/CLAUDIO PERI)

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