Berlusconi fa il veggente: «Dopo le europee metteranno la patrimoniale»

01/02/2019 di Enzo Boldi

I giudizi di Silvio Berlusconi sull’operato del governo non sono mai stati positivi, ma negli ultimi tempi – in vista delle elezioni regionali e del voto europeo di maggio – il presidente di Forza Italia prosegue nella sua battaglia contro l’incompetenza della maggioranza. A fagocitare i suoi proclami sono arrivati i dati Istat che hanno indicato il calo del Pil e l’entrata in quella zona rossa chiamata ‘recessione tecnica’. Una situazione a cui, secondo il Cavaliere, si è arrivati per colpa di scelte sciagurati di M5S e Lega e che ora potrebbe portare a una patrimoniale.

Non adesso, ma dopo le elezioni europee. Questa è la previsione di Silvio Berlusconi dal palco di Pescara dove è intervenuto per sostenere la candidatura di Marco Marsilio, l’uomo scelto dal Centro-destra per la corsa alla poltrona della Regione Abruzzo. «Siamo alla recessione, servirà una correzione della manovra – ha detto il presidente di Forza Italia -. Dopo le europee metteranno la patrimoniale del 10-12%, torneranno tasse sulla casa alte come in Francia e la tassa di successione, che io chiamo ‘imposta rapina’».

Berlusconi paventa l’incubo di una patrimoniale

Come fare per uscire da questa situazione? Berlusconi ha la ricetta giusta: «Serve fare tutto il contrario di qual che fa questo governo, contrario al mondo del lavoro e delle imprese». Una stoccata che sembra indirizzata anche all’alleato locale della Lega, reo di non aver portato avanti la Flat Tax tanto cara a Forza Italia e a tutto il Centro-destra. E proprio su Matteo Salvini, che ieri ha ribadito il no al ritorno della coalizione con FI a livello nazionale, il Cavaliere conferma il proprio parere negativo nei confronti di un processo per il caso della nave Diciotti.

Un piano Marshall per l’Africa

«Siamo sempre stati garantisti e rimaniamo convinti che i problemi si risolvono in politica e non con la magistratura – ha spiegato Berlusconi -. Sui migranti vogliamo più umanità, ma il vero problema non è la Diciotti o i poveri 47 della Sea Watch, bensì i 600mila irregolari in Italia e finora solo 3mila sono stati rimpatriati. Bisogna affrontare la questione con l’Europa, fare trattati di rimpatrio con gli Stati africani e un piano Marshall per aiutare il loro sviluppo».

(foto di copertina: ANSA/ FABIO MURRU)

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