Cos’è il Tribunale dei Ministri che ha chiesto l’autorizzazione a procedere contro Salvini

Si parla molto del Tribunale dei Ministri al seguito della richiesta di autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per sequestro di persona aggravato. Il riferimento è al caso della Diciotti: il ministro dell’Interno non autorizzò lo sbarco dei migranti a bordo della nave. Essendo stata una scelta fatta in quanto ministro, il percorso processuale è leggermente diverso. Ma non impossibile da capire. Ecco quindi le tappe fondamentali per capire cosa sta succedendo, e quali sono gli scenari futuri.

Tribunale dei ministri: cos’è e di cosa si occupa

Partendo dalle basi: Il tribunale dei ministri è una sezione specializzata del tribunale competente per decidere su reati commessi dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni. Insomma, decide sui reati ministeriali.

Non è sempre stato così: prima i ministri e il premier dovevano rispondere dei reati ministeriali di fronte alla Corte Costituzionale dopo l’accusa mossa dal Parlamento in seduta comune. Con la legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1. è cambiata la norma: l’articolo recita che «Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale».

Il collegio è istituito presso il tribunale di ogni capoluogo del distretto di Corte d’Appello, ed è composto da tre membri effettivi e tre supplenti che vengono estratti a sorte tra i magistrati in servizio nei tribunali del distretto. Devono però avere da un minimo di cinque anni la qualifica di magistrato di tribunale. Il collegio è presieduto dal giudice con funzioni più elevate, o, in caso di parità di funzioni, da quello più anziano.

Tribunale dei ministri: cosa significa archiviare o autorizzare a procedere

Secondo passo: come funziona tra archiviazione e richiesta a procedere. Il procuratore della Repubblica riceve presso il tribunale del capoluogo competente rapporti, referenti e denuncia, e li trasmette al Tribunale dei Ministri e ai diretti interessati. Il tribunale dei ministri deve quindi, entro 90 giorni, dopo aver compiuti indagini preliminari e aver sentito il pubblico ministero, decidere o l’archiviazione o la trasmissione al Procuratore della Repubblica affinché richiesta l’autorizzazione a procedere.

Nel caso specifico, la procura di Catania aveva richiesto l’archiviazione delle accuse contro Matteo Salvini. La motivazione faceva risalire il ritardo dello sbarco dei 192 migranti a bordo come «giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per la separazione dei poteri, di chiedere in sede Europea la distribuzione dei migranti in un caso in cui, secondo la convenzione Sar internazionale sarebbe spettato a Malta indicare il porto sicuro». Era la famosa busta che Matteo Salvini aveva aperto in diretta Facebook dal Viminale. L’indagine però si componeva di due filoni: uno faceva appunto capo alla procura di Catania, un ‘latro alla procura di Palermo. Il Tribunale di Palermo aveva però già archiviato la parte che era di sua competenza, rimettendo la  decisione sui fatti avvenuti nel porto alla procura catanese.

Tribunale dei Ministri: cosa c’entra il voto del Senato

La richiesta di archiviazione è stata però rigettata dal Tribunale dei Ministri di Catania. A questo punto, il tribunale dei ministri catanese deve trasmettere gli atti e la relazione motivata al procuratore della Repubblica, che dovrà chiedere l’autorizzazione a procedere alla camera di appartenenza dell’inquisito. Matteo Salvini è senatore, quindi la richiesta deve essere posta al Senato. Sarà quindi questa la camera che dovrà, con maggioranza assoluta, negare l’autorizzazione a procedere «ove reputi, con valutazione insindacabile, che l’inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo».  Salvini dal canto suo si dice tranquillo: «lo dico fin da ora, io non cambio di un centimetro la mia posizione» e aggiunge «lo rivendico, lo confermo. Ho bloccato le procedure di sbarco di immigrati e mi dichiaro colpevole  e questo farò anche per i mesi a venire. L’ho fatto e lo rifarò. Preparatevi».

(credits immagine di copertina: Pixabay License)

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