Di Maio non vuole dare i numeri, Salvini sì: «Reddito e quota 100 per 10 milioni di posti di lavoro»

La conferenza stampa sul decretone volge al termine. I giornalisti stanno avanzando le ultime richieste a Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Qualche domanda indaga sull’assenza di Giovanni Tria, qualche altra chiede a quante persone verranno estese le due manovre in maniera complessiva. Luigi Di Maio e Giuseppe Conte si affrettano a dire che non vogliono dare i numeri, che non è prudente in questa fase, ma che interesserà una platea molto vasta di persone.

I 10 milioni di posti di lavoro del decretone

«Non vogliamo dare cifre a caso – dice Luigi Di Maio -, ma questa manovrà avrà un impatto molto forte sul mondo del lavoro». Rocco Casalino procede e fa per passare all’altra domanda. Ma viene stoppato da un Matteo Salvini che prima dice «è vero, non vogliamo dare cifre», ma che poi non resiste e si sbilancia: «Pensiamo che, complessivamente, questi provvedimenti smuoveranno lavoro per 10 milioni di persone. Che non sono i 60 milioni di italiani, ma che rappresentano senz’altro un primo passo».

La prudenza di Di Maio e Conte e l’azzardo di Salvini

Alla fine, dunque, i numeri vengono dati. Così come era stato fatto poco prima per il reddito di cittadinanza: rivolto a 5 milioni di italiani, con uno stanziamento di 7 miliardi di euro per i 10 mesi del 2019 da aprile in poi. Ben lontani dai 780 euro inizialmente promessi, ma anche da cifre più basse circolate in questi giorni.

Possibile, dunque, che tra prepensionamenti e reddito di cittadinanza in Italia si possano creare già da subito 10 milioni di posti di lavoro? La cifra buttata lì da Salvini sembra davvero un numero a caso. Forse, sarebbe stata meglio la prudenza sbandierata da Di Maio e Giuseppe Conte.

FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

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