Cesare Battisti, la fuga finita per un accesso al wi-fi

Aveva chiesto asilo politico in Bolivia. Cesare Battisti contava sull’attuale presidente del Paese sudamericano, Evo Morales, che ha individuato nel socialismo il modo migliore per governare lo Stato. Lo hanno cercato qui gli investigatori che si sono prodigati per la sua cattura e che hanno firmato, a modo loro, un’operazione di polizia storica.

L’errore di Cesare Battisti: l’aggancio al wi-fi

Il 13 dicembre, giorno del suo compleanno, Cesare Battisti ha commesso l’errore fatale, quello che gli è costato la fine della sua lunghissima latitanza, rifugio politico poi, e latitanza ancora una volta, di fatto, quando al governo del Brasile ci è andato Jair Bolsonaro, sovranista di estrema destra. L’errore fatale è stato quello di aver agganciato una rete wi-fi con il suo cellulare all’interno dell’aeroporto di Sinop, tra le foreste del Mato Grosso. A raccontarlo è un retroscena di Repubblica, firmato da Carlo Bonini.

Lamberto Giannini e Niccolò D’Angelo, rispettivamente capo dell’antiterrorismo e vicecapo della polizia, hanno capito che, da quella località, l’unica possibilità per Battisti era quella di una nuova fuga in Bolivia. All’interno del Paese aveva depositato una richiesta di diritto d’asilo. Per fare esattamente la stessa cosa che aveva fatto in Brasile diversi anni fa.

Le tappe di Cesare Battisti verso la Bolivia

L’elezione di Bolsonaro lo aveva reso inquieto. Aveva sbloccato i suoi conti in favore della moglie Priscilla Luana Pereira e per il suo figlio ancora minorenne. Poi aveva pianificato la fuga in Bolivia, concretizzatasi negli ultimi giorni dell’anno. Il 21 dicembre, la sua richiesta d’asilo aveva raggiunto gli uffici del ministero degli Esteri. Dopodiché un nuovo periodo di silenzio, che aveva fatto disperare i poliziotti italiani che lo stavano inseguendo.

In Bolivia, sì, ma dove? Intorno al 6 gennaio, il telefono di Battisti si accende di nuovo. Allora è stato possibile ricostruire il suo percorso, con le due pensioni all’interno delle quali ha alloggiato a La Paz – è stato riconosciuto dal proprietario di uno di questi locali, che ha aiutato gli investigatori nelle loro ricerche – e il viaggio verso Santa Cruz, a 800 chilometri dalla capitale del Paese. Anche qui aveva provato a rendersi invisibile. Fino a quella camminata nel barrio, davanti a un negozio di bibite. Partirà direttamente dalla Bolivia, senza passare per il Brasile: soltanto in questo modo potrà scontare gli ergastoli dai quali fuggì nel 1981.

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