L’ex M5S Catello Vitiello fa passare un emendamento pro Lega: più morbidi abuso d’ufficio e peculato

L’agguato dei peones e governo battuto. Potrebbe sintetizzarsi così il voto alla Camera di questa sera sul decreto anticorruzione proposto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il governo è stato battuto su un emendamento presentato dall’ex M5S Catello Vitiello, ora nel gruppo misto perché espulso dopo aver confermato il suo passato da massone. O meglio, non tutto il governo è stato battuto. La Lega, infatti, esulta per il passaggio dell’emendamento con 239 sì e 184 no. 

Governo battuto, passa emendamento contrario ai 5Stelle: la Lega esulta

Il Carroccio aveva già provato a inserire questo emendamento che rende più morbidi i reati di peculato e per l’abuso d’ufficio già in commissione. Ma il M5S glielo aveva impedito. Uscito dalla porta è rientrato dalla finestra, grazie proprio a un ex esponente pentastellato.

L’emendamento è passato grazie al voto segreto chiesto in Aula. La seduta è stata sospesa su richiesta del capogruppo alla Camera del M5S Francesco D’Uva, per riunire le fila di una maggioranza sempre più polarizzata intorno ai due assi pentastellato e leghista. L’emendamento punta a salvare chi, una volta eletto, fa un uso dei fondi pubblici senza particolari giustificazioni, ma è coperto dall’esistenza di un regolamento. La beffa per il Movimento dell’onestà. Che, tra l’altro, punta a salvare diverse amministrazioni di centrodestra che hanno messo in atto questa pratica in passato.

Chi ha votato l’emendamento all’anticorruzione

Ad accumularsi ai voti della Lega e ai dissidenti del Movimento 5 Stelle ci sono stati anche quelli di Forza Italia e Fratelli d’Italia, contrari il Pd e Liberi e Uguali. Una prova, in ogni caso, devastante per l’alleanza di governo, che a questo punto fa sempre più fatica a stare insieme e che vede nella legge di bilancio un orizzonte sempre più lontano.

Chi è Catello Vitiello

In aula si è consumata la vendetta di Catello Vitiello, entrato nelle liste del Movimento 5 Stelle e con queste elette deputato. La sua prossimità alla massoneria ne aveva determinato l’esclusione: subito dopo l’elezione aveva affermato che, vista la sua uscita dal Movimento, poteva beneficiare interamente di uno stipendio «niente male» da 13mila euro. Eletto in Campania, si definisce pendolare di lusso tra Napoli e Roma.

FOTO: ANSA

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