In Scozia gli assorbenti saranno gratuiti. Perché in Italia no?

Dover affrontare il ciclo mestruale ogni mese è già pesante di per sé. Alcune donne lo percepiscono di più e altre neanche se ne accorgono. Ciò che però accomuna tutte le donne del mondo è la spesa, non indifferente, per comprare gli assorbenti. Tutte, tranne le scozzesi, che ora avranno accesso al prodotto sanitario. Una decisione che era già stata paventata anche dall’Italia, in tempi non sospetti da Giuseppe Civati, che commenta la decisione oltremanica su Twitter: «Invece qui in Italia ancora tutti a ridere, tra mille volgarità, giusto?»

Assorbenti gratuiti, la scelta rivoluzionaria della Scozia

La Scozia sarà il primo paese al mondo a garantire un accesso gratuito per le studentesse agli assorbenti, all’interno di un piano che combatte la “period poverty” che prevede un finanziamento di oltre 5,2 milioni di sterline a beneficio di più di 395mila donne. Il governo scozzese ha condotto un’indagine su più di 2000 studentesse, da cui è risultato che 1 ragazza su 4 fatica ad affrontare la spesa mensile legata al ciclo mestruale. Il problema della povertà legata all’accesso a prodotti sanitari che sono a tutti gli effetti beni di prima necessità, affligge molti luoghi nel mondo, e non parliamo solo di paesi del terzo mondo. «In un paese ricco come la Scozia non è accettabile che qualcuno faccia fatica a comprare i prodotti sanitari di base» ha dichiarato Aileen Campbell, ministra scozzese che ha annunciato che saranno dunque «disponibili per chi ne avrà bisogno in modo sensibile e dignitoso». Secondo Plan International UK, un’organizzazione per i diritti delle donne, sono moltissime le studentesse che saltano giorni di scuola perché nei giorni del ciclo non possono permettersi di comprare e indossare assorbenti. «Le studentesse potranno concentrarsi soltanto sugli studi», ha continuato Campbell.

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Assorbenti gratuiti, l’occasione mancata italiana

In Italia tutto nacque da una petizione su change.org indirizzata al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. «Mentre si può vivere senza un tablet, non è possibile, per chi ha le mestruazioni, fare a meno degli assorbenti per condurre una vita normale e in salute», si leggeva nella descrizione. A raccogliere l’appello era stato Giuseppe Civati con il suo partito Possibile. Quando l’ex Pd si fece portatore della battaglia nel 2016, Vanity Fair fece una misurazione “a spanne” basata sui dati Nielsen, secondo cui nel 2015 il mercato degli assorbenti creò un «giro d’affari totale di 460 milioni di euro. Di questi, l’Iva attuale pesa per ben 83 milioni di euro. Se venisse abbassata al 4% (15 milioni di euro) sottrarrebbe alle casse dello Stato (e farebbe rimanere nelle tasche delle italiane) circa 70 milioni di euro l’anno».

A gennaio 2016 Civati  depositò una proposta di legge che proponeva la riduzione dell’aliquota sugli assorbenti nel nostro paese, abbassandola dal 22% al 4%. Una proposta che non venne mai discussa. Il tema era tornato in auge nel 2017, dopo una proposta di Striscia la Notizia. In tale occasione Pippo Civati, aveva ribadito che «gli assorbenti non possono essere considerati beni di lusso» e che per questo era necessario abbassare l’Iva, aggiungendo che «la parità di genere nei salari e nei consumi è fondamentale, non solo per quanto riguarda gli assorbenti, ma tutti i prodotti che hanno addirittura un gap di prezzo determinato dalla differenza di genere».

Purtroppo la reazione italiana era stata goliardica: Civati era stato oggetto di diversi sfottò e risatine. «Nei commenti che sono seguiti» aveva dichiarato il politico «ho visto un atteggiamento provinciale, troglodita e involontariamente sessista». Una politica sociale che avrebbe potuto portare il nostro paese all’avanguardia europea. Un’altra occasione mancata.

Assorbenti gratuiti, cos’è la “tampon tax”

Sono moltissime le associazioni in tutto il mondo che da anni protestano contro la tassa sugli assorbenti, che corrisponde all’IVA imposta sui prodotti che vengono considerati come non necessari. Questa tassazione, così come altre, può essere abbassata in Europa a discrezione dei paesi, ma non può venire azzerata, come aveva proposto sempre in Uk la la deputata laburista Paula Sherriff. Una scelta ridicola visto che le mestruazioni non sono una scelta, e quindi gli assorbenti sono una spesa obbligata nella vita di ogni donna. La Francia aveva quindi deciso nel 2015 di abbassare le imposte dal 20 al 5,5%, e nello stesso anno il Canada ha totalmente eliminato la tampon tax non solo sui più comuni assorbenti esterni, ma anche su quelli interni e sulle coppette mestruali. L’Italia ne aveva parlato, ma non se n’è mai fatto nulla.

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Assorbenti gratuiti, uno sguardo ai prezzi

Il costo di un pacco di assorbenti varia in base alla marca e all’intensità del flusso. Chi ha un ciclo mestruale “leggero” e non ha particolari esigenze, se la può cavare con un paio di euro al mese per un pacco da 16. Scegliere la sottomarche, come quelle dei supermercati ad esempio, può essere però rischioso per chi ha la pelle particolarmente sensibile o delle allergie. In questi casi diventa necessario rivolgersi ad assorbenti diversi, realizzati con materiali anallergici, e i prezzi possono arrivare fino a 5 euro. In generale poi, un solo pacco difficilmente basta, e spesso se ne comprano almeno due. Se poi parliamo di una donna con un flusso medio-abbondante, il numero di pacchi da comprare al mese sale, e con loro la spesa. Gli assorbenti interni, preferiti sopratutto dalle sportive, sono stabilmente dai 3,50 fino ai 5 euro. Possono sembrare cifre insignificanti, ma il costo di ogni pacco di assorbenti usa e getta va moltiplicato per i 12 mesi, e per una media intorno ai 30-35 anni, presupponendo che una ragazza cominci il ciclo intorno ai 13 anni ed entri in menopausa a 50. Gli assorbenti usa e getta sono oltretutto molto inquinanti, ma questa è ancora un’altra storia. Parlando allora di flussi normali che richiedono l’acquisto di due pacchi, considerando un’ assenza di allergie o necessità particolari, si può calcolare una spesa media di 7 euro al mese, che moltiplicata per 12 mesi arriva a 84 euro l’anno.

Assorbenti gratuiti, le alternative

«Se le persone sono schifate dal fatto che non indosso un assorbente, credo che questo provi il mio punto. Non sono prodotti di lusso»: così aveva dichiarato Charlie Edge, ideatrice di una protesta nel 2015 contro il governo britannico, quando si riunisce con altre ragazze fuori dal Parlamento senza indossare assorbenti. Il fenomeno del Free Bleeding era nato come protesta, ma è poi diventato un’usanza. Un po’ complicato da gestire e sicuramente non adatto alle più giovani che ancora nn hanno il controllo e la consapevolezza del proprio corpo che ha una donna più adulta.  Sono tornati in voga gli assorbenti “della bisnonna“, ovvero dei panni in cotone ritagliati a dovere inseriti nell’intimo e che poi vengono lavati di volta in volta. Una sua evoluzione sono le “mutande assorbenti“, entrate nel mercato nell’ultimo anno. Si tratta di intimo realizzato in un materiale che assorbe il flusso, e che non perde le sue capacità nonostante i lavaggi. Oppure esistono le coppette mestruali, il cui utilizzo è chiaro già dal nome: realizzate in materiali anallergici, vengono inserite per raccogliere il sangue mestruale, poi svuotate, lavate e riutilizzate. Attenzione, anche queste hanno un costo non indifferente: andiamo dai 12 fino ai 30 euro, in base alla marca e al numero.

(Credits Immagine copertina: pixabay CC0 Creative Commons)

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