Ilva, Di Maio e quel «delitto perfetto» che non è poi così perfetto

24/08/2018 di Enzo Boldi

Pacco, doppio pacco e contropaccotto. I fiumi di parole spesi da Luigi Di Maio sul rapporto tra Stato, Ilva di Taranto e Arcelor Mittal hanno portato a una confusione su quello che sarà il prossimo destino delle acciaierie pugliesi e degli operai che lavorano nell’azienda e in tutto l’indotto. Ieri, durante la conferenza stampa al Mise per parlare del parere ricevuto dall’Avvocatura, il Ministro dello Sviluppo Economico aveva parlato di delitto perfetto e di impossibilità di revoca dello status quo in favore di Mittal. Oggi, invece, si riapre la «speranza». Ed è proprio lui a farlo.

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«L’annullamento della gara non è una questione chiusa – ha spiegato Luigi Di Maio intervenendo alla trasmissione televisiva Agorà Estate su Raitre -.  Per annullarla non basta che ci sia l’illegittimità, ci vuole anche un altro semaforo che si deve accendere, quello dell’interesse pubblico, e lo stiamo ancora verificando». Evidentemente il delitto perfetto per «eccesso di potere» denunciato come fosse un hashtag ieri in conferenza stampa, deve avere delle grandi lacune. O forse non è mai stato un delitto, tantomeno perfetto.

Di Maio annullamento Ilva, dal delitto perfetto alla possibilità di annullamento della gara

Eppure ieri il Ministro dello Sviluppo Economico, imbracciando le 35 pagine del parere dell’Avvocatura di Stato chiamata ad esprimersi sulla gara d’appalto che consegnò l’Ilva di Taranto nelle mani degli indiani di Arcelor Mittal, era stato categorico, mettendo una pietra tombale sulla questione e accusando il precedente Governo di aver trovato un accordo in barba alle leggi e all’interesse pubblico dei cittadini.

Di Maio annullamento Ilva, il 7 settembre finirà la procedura del Mise

Evidentemente, tra le pagine del parere dell’Avvocatura – che saranno rese pubbliche il prossimo 7 settembre, data in cui si concluderà la procedura interna del Mise – non c’era alcun riferimento al «delitto perfetto» sbandierato orgogliosamente in conferenza stampa da Luigi Di Maio. Anzi, forse l’unico ad aver commesso un peccato è stato proprio il leader politico del Movimento 5 Stelle.

Di Maio annullamento Ilva, il parere non ostensibile dell’Avvocatura ma che è stato sbandierato

E un’ammissione in questo senso è arrivata questa mattina nel corso della sua intervista ad Agorà. Il Vicepremier ha infatti spiegato che il documento non sarà pubblicabile prima di quella data perché «l’Avvocatura mi ha scritto una clausola dicendo che il parere non è ostensibile, significa che durante la procedura di accertamento della legalità non lo posso pubblicare. Se lo pubblico vizio tutta la procedura e quindi invece di accertare la legalità magari compiamo un’altra illegalità». Non sarà ostensibile, ma se i dettami del parere dell’Avvocatura sono stati resi pubblici dallo stesso Ministro, evidentemente c’è qualcosa che non va.

(foto di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI)

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