Jeremy Bennett parla delle accuse verso Asia Argento: «Volevo gestirla privatamente»

Fino ad ora era chiuso in un silenzio stampa. Jeremy Bennett, l’attore oggi 22enne che ha accusato Asia Argento di averlo molestato sessualmente, ha rilasciato delle dichiarazioni al New York Times, lo stesso giornale che aveva resa pubblica la sua minaccia di denuncia e il presunto pagamento.

Jeremy Bennet, «ho taciuto per vergogna»

Il ragazzo ha deciso di parlare proprio lo stesso giorno in cui TMZ ha pubblicato gli screenshot degli sms in cui Asia Argento ammetteva con un amico di avere avuto un rapporto sessuale con il ragazzo allora minorenne. Coincidenza o meno, Bennett dice di non aver parlato fino ad ora perché «ero addolorato e mi vergognavo che tutto questo fosse reso pubblico». L’intenzione non era quella di esporsi, secondo la visione presentata nella nota affidata al New York Times, dove si legge anche che, essendo all’epoca dei fatti minorenne, il giovane dice di aver «cercato giustizia nel modo che a me sembrava più appropriato perché non mi sentivo pronto ad affrontare le conseguenze che questa vicenda, se resa pubblica, avrebbe potuto comportare».

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Jeremy Bennett, il ruolo del movimento #metoo nell’evolversi del trauma

Il ragazzo conferma quindi la versione secondo cui nel 2013 Asia Argento lo avrebbe aggredito sessualmente, traumatizzandolo. «All’inizio non avevo mai rivelato la mia storia perché avevo deciso di gestirla in modo privato con la persona che mi aveva ferito – scrive Bennett – Il trauma si è risvegliato in me quando quella persona si è dichiarata essa stessa vittima» di molestie. Asia Argento era diventata una dei volti principali dello scandalo Harvey Weinstein, ed era anche una delle leader del movimento #MeToo nato per incoraggiare le denunce di violenze sessuali. Proprio l’emergere dello stesso movimento avrebbe dato coraggio al ragazzo: «Molte donne e uomini coraggiosi hanno parlato delle loro esperienze e ho provato stima per il coraggio che hanno avuto nel rivelare cose di quel tipo».

Jeremy Bennet, lo scandalo Asia Argento non deve fermare il movimento

Nelle ore in cui è esploso lo scandalo che l’ha vista protagonista, sono arrivate dichiarazioni da altre donne che si erano esposte all’interno del movimento Me Too. Rose McGowan ha dichiarato che «a unirci è stato condividere la sofferenza di essere state aggredite da Weinstein»e sempre su Twitter ha aggiunto: «Il mio cuore è a pezzi. Continuerò il mio lavoro accanto alle vittime» precisando di sospendere comunque giudici definitivi fino a quando non la verità non verrà confermata una volta per tutte. Anche un’altra delle fondatrici  del  #MeToo ha difeso il movimento prendendo le distanze da Asia. «Continuerà ad essere stridente quando sentiremo i nomi di alcuni dei nostri legati alla violenza sessuale, almeno fino a quando non sposteremo il discorso dagli individui per cominciare a parlare di potere – ha scritto Tarana Burke su Twitter –  La violenza sessuale riguarda il potere e il privilegio. Ciò non cambia se il colpevole è la tua attrice preferita, attivista o professore di qualsiasi genere». Insomma, il movimento non ne esce sicuramente bene, ma questo non ne intacca i valori o la missione. Il movimento Me Too, cosi come quello di Time’s Up, vuole incoraggiare le vittime a denunciare e a non sentirsi soli, a prescindere dall’età, dal genere, dalla posizione sociale o professionale. E se questo significa attaccare anche una delle leader che ha contribuito alla sua stessa nascita, allora vuol dire che funziona.

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(Credits foto copertina: immagine dall’account Instagram di Asia Argento)

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