Cosa significa «legittima difesa» e cosa dobbiamo aspettarci sulla vendita di armi

16/07/2018 di Enzo Boldi

Matteo Salvini non ha lesinato inchiostro durante la fase di campagna elettorale e post-elettorale. Prima di firmare il famoso contratto di Governo con il leader del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio, il segretario della Lega avrebbe siglato anche un altro accordo: quello con il Comitato D-447 sul tema «legittima difesa». Il provvedimento, inevitabilmente, richiama alla memoria le battaglie delle lobby delle armi negli Stati Uniti, che sono da sempre favorevoli a leggi di questo tipo. Ma potrebbe avere dei richiami anche alla situazione italiana.

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Legge sulla legittima difesa: gli articoli “pilastro”

Cosa significa che «la difesa è sempre legittima»? Il testo, che è stato discusso alla Camera e che ora aspetta l’ok definitivo dal Senato, prevede che la difesa non sia punibile se «si usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere la propria a la altrui incolumità, i beni propri o altrui». È proprio il primo articolo a destare più malumori: l’avverbio «sempre» secondo i dissidenti del movimento 5 stelle rischia di aprire uno scenario di presunzione costituzionalmente illegittima. Chi si è «legittimamente difeso» non potrà essere punito se si trova «in uno stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto», e verrà escluso dalla responsabilità civile: significa che non sarà obbligato a risarcire il danno collegato al fatto in sede civile.

Pene inasprite invece per chi viola il domicilio (carcere alzato da due a 4 anni) e per chi commette furto in abitazione (innalzamento del carcere a sei anni). Sarà invece possibile la sospensione condizionale della pena dopo aver commesso un furto soltanto dopo aver pagato l’importo pari al risarcimento del danno.

Legittima difesa, il presunto contratto tra Salvini e la lobby delle armi

Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, qualche tempo fa, Matteo Salvini, durante l’infuocata campagna elettorale, avrebbe incontrato i vertici del Comitato che tutela i privati cittadini in possesso di armi da fuoco, trovando un accordo che garantisce all’associazione di essere chiamata in causa per la stesura del ddl tanto caro alla Lega. «Siamo una lobby e non ci spaventa ammetterlo – ha spiegato a Repubblica Giulio Magnani, presidente dell’associazione -. Non facciamo nulla di male, ma tuteliamo i diritti di molte persone perbene erose da leggi scritte in malafede».

Nell’accordo firmato da Salvini si legge: «Sul mio onore mi impegno: a coinvolgere e consultare il Comitato Direttiva 447 e le altre associazioni di comparto ogni qualvolta siano in discussione provvedimenti che possano influire sul diritto di praticare attività sportiva con armi e/o venatoria, o comunque quello più generale a detenere ed utilizzare legittimamente a qualsiasi titolo armi, richiedendone la convocazione presso gli organi legislativi o amministrativi in ogni caso si renda opportuno udirne direttamente il parere».

Legittima difesa, in aumento il numero di armi in Italia

Il riferimento finale è un chiaro aggancio alla volontà del Ministro dell’Interno di portare avanti la sua battaglia sulla legittima difesa. Una situazione che ricorda molto da vicino, appunto, ciò che accade negli Stati Uniti. Il coinvolgimento diretto del Comitato D-447 – che prende il nome dalla direttiva europea numero 447 che ha posto delle limitazione sulla diffusione delle armi dopo l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo – e di altre associazioni come Anpam, Conarmi e Assormieri è destinato a far discutere in Italia, dove i dati sul possesso di armi da fuoco sono in continuo aumento, con gli ultimi dati risalenti al 2016 che parlano di 7-12 milioni di unità con un incremento del 18% dei permessi di porto d’armi tra il 2015 e il 2016.

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)

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