Tutti pazzi per Chiesa, la Fiorentina di più – L’editoriale di Alfredo Pedullà

Tutti pazzi per Federico Chiesa, la Fiorentina di più. Traduzione: per portarlo via dalla curva Fiesole e dintorni ci vorrebbe uno sceicco in grado di presentarsi con pacchi di oro e platino. Fuori metafora: una società capace di mettere sul tavolo una cifra da 60-65 milioni in su, ma forse neanche basterebbe. Quindi, siamo sinceri, in questa fase del calciomercato che sta entrando sempre più nel vivo non avrebbe senso fare un gioco di percentuali: 20 a me, 20 a te, 20 a lui, 15 all’altro. E’ un gioco sinceramente senza senso. Ripetiamo: ci vorrebbe un camion carico di milioni, ma tanti milioni, per avviare (forse) un discorso.

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La spiegazione è semplice, molto semplice. La scorsa estate è stata la più difficile per il club dei fratelli Della Valle. Bisognava resettare, ripartire, coprire un pauroso buco di bilancio e tagliare il più possibile il monte ingaggi. La pratica è stata affidata a quel maestro che corrisponde al nome di Pantaleo Corvino, c’è stato chi non ha capito oppure ha fatto finta di non capire, ma poi un po’ per volta tutti se ne sono fatti una ragione. Non si poteva diversamente, un mix tra Rinascimento e Restaurazione viola che sarebbe stato impossibile procrastinare. Il futuro del club sarebbe stato pesantemente a repentaglio.

Federico Chiesa
Foto ANSA/MAURIZIO DEGL’ INNOCENTI

Chiesa è stato messo al centro del villaggio. Qualità fantastica, esterno offensivo tutta tecnica e velocità, imprevedibile come suo papà Enrico, forse – senza forse – in prospettiva capace di prenotare una carriera addirittura migliore. Chiesa snodo principale di una Fiorentina che ha saputo in pochi mesi creare uno zoccolo duro di qualità: Pezzella è un signor difensore, Vitor Hugo non potrà che imporsi dopo un anno di ambientamento, Benassi ha qualità, Veretout ha colpi e imprevedibilità, Simone è un attaccante figlio del vento e delle soluzioni sottoporta più imprevedibili. Una base molto importante e su questa base si può edificare un palazzo con splendida vista sull’Arno. Certo, peccato per l’addio di Badelj ma arriverà un centrocampista di spessore, poi un portiere e un esterno offensivo capace di legare nel migliore dei modi con gli altri due artisti degli ultimi trenta metri (Federico e il Cholito, appunto).

C’è un altro passaggio fondamentale. La scorsa estate era quasi impossibile blindare Bernardeschi, semplicemente perché Federico aveva fatto una scelta, le sirene della Juve erano così ammalianti che sarebbe stato impossibile trattenerlo. In cassa 40 milioni e torniamo alla voce “necessità di rientrare” dopo avergli offerto invano 2,5 milioni di ingaggio a stagione. Ma non era un problema di soldi e di gioco al rialzo, oltre quella cifra la Fiorentina non sarebbe potuta andare, poi la necessità di mettere la parola fine per non avere un calciatore demotivato. Nel caso di Chiesa siamo appena all’inizio del film e della storia, non ci sono bizze e mal di pancia in corso. L’atteggiamento è quello di chi ha gratitudine, alla larga da messaggi espliciti o impliciti che possano essere l’anticamera di una rottura. Questo è la prima sintesi, da memorizzare senza soluzione di continuità. La seconda, ancora più importante, è che la Viola sta rifiorendo, ha rimesso a posto il bilancio, quindi non deve sacrificare un pezzo da novanta – e che pezzo – in nome di altre necessità.

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Forse arriverà il giorno dell’addio, soprattutto se Federico dovesse aggiungere ulteriori ricami a un vestito già sfarzoso. Ma oggi quel giorno è lontano, al punto – questa è la tendenza – che se qualcuno con un camion carico di milioni dovesse telefonare a casa Della Valle preannunciando un blitz, il cellulare squillerebbe a vuoto.

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