L’epic fail di Matteo Salvini, ex allievo del Manzoni, che sbaglia la citazione di don Abbondio

29/05/2018 di Redazione

«Il capo dello Stato Sergio Mattarella, come Don Abbondio, ha detto che questo governo non s’ha da fare. Nei palazzi romani forse non lo capiscono, ma per me la dignità, il progetto e la lealtà vengono prima delle poltrone. La Lega ha rinunciato a 6 poltrone da ministri perché c’era un progetto, una squadra e dei patti chiari con gli alleati e i potenziali ministri». Parole e citazione di Matteo Salvini, diplomato al liceo classico Alessandro Manzoni nel 1992.

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Matteo Salvini don Abbondio, l’errore nella citazione dei Promessi Sposi

Peccato, però, che il leader della Lega abbia sbagliato clamorosamente i termini della stessa citazione letteraria. La frase «questo matrimonio non s’ha da fare», infatti, non va attribuita a don Abbondio, ma ai bravi mandati da don Rodrigo a impedire al curato di celebrare le nozze tra Renzo e Lucia. La scena si trova nel primo capitolo dei Promessi Sposi ed è tra le più celebri scritte dal Manzoni. Il colloquio tra don Abbondio e i bravi, tra l’altro un’icona della nostra letteratura nel mondo, si è prestato a tanti diversi riadattamenti artistici – da quelli teatrali, a quelli televisivi, passando per le strisce illustrate – ed è impossibile da dimenticare.

Matteo Salvini don Abbondio, la beffa del diploma al liceo Manzoni

Lo scivolone di Matteo Salvini è stato proprio quello di paragonare Sergio Mattarella a don Abbondio, poiché il presidente della Repubblica avrebbe deciso – nell’opinione del leader del Carroccio – che «il matrimonio» politico tra la Lega e il Movimento 5 Stelle non si doveva celebrare. Un errore da matita blu, specialmente per un ex allievo di uno dei licei classici più prestigiosi di Milano, che è intitolato proprio al celebre autore della letteratura italiana.

Il momento drammatico dal punto di vista istituzionale, ovviamente, ha fatto passare in secondo piano lo strafalcione. La comunicazione di Matteo Salvini probabilmente non ne risentirà, ma l’errore nella citazione di uno dei testi più importanti del nostro background culturale merita lo stesso di essere sottolineato.

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