Apre l’ambasciata Usa a Gerusalemme, 43 morti a Gaza

14/05/2018 di Redazione

L’inaugurazione dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, trasferitasi da Tel Aviv, ha portato all’insurrezione di migliaia di palestinesi lungo la Striscia di Gaza. Negli scontri con le Forze di difesa israeliane (Idf) al momento si registrano 43 morti e oltre 2000 feriti.

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Il 14 maggio è anche il giorno della fondazione dello Stato di Israele e rappresenta la fine delle proteste legate alla cosiddetta Marcia del Ritorno.

Per sette venerdì consecutivi, l’ultimo è stato l’11 maggio, i cittadini di Gaza hanno manifestato contro l’esproprio dei propri territori avvenuto settant’anni fa, definito naqba dalla popolazione palestinese.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, con la decisione di spostare la più alta rappresentanza americana da Tel Aviv a Gerusalemme, ha fornito un’ulteriore, importante legittimazione alla “vera” capitale di Israele e alla sua politica di continua espansione all’interno dei territori palestinesi.

Un gesto simbolico che è stato colto anche da una squadra di calcio. Il Beitar Gerusalemme, noto per i suoi “caldi” ultras, ha deciso di cambiare nome in “Beitar Trump Gerusalemme” in segno di riconoscimento a chi ha finalmente “riconosciuto” un diritto secolare al popolo israeliano, impossibilitato per troppi anni ad avere una capitale.

Il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che “questo è un grande giorno per Israele” ed è intervenuto in collegamento alla cerimonia d’inaugurazione.

Donald Trump ha deciso di non recarsi in Israele. Presente, invece, sua figlia Ivanka.

Non si sono fatte attendere le reazioni dal mondo più radicale del mondo islamico. Il capo di  al Qaeda Ayman al Zawahiri ha invocato la jihad contro Stati Uniti e Israele dichiarando che anche “Tel Aviv è terra di musulmani“.

Il governo palestinese ha accusato Tel Aviv di stare compiendo “un massacro” lungo la Striscia di Gaza auspicando “un intervento internazionale immediato”.

(Foto credits: Ansa/Zumapress)

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