Montella, Mancini, Seedorf: un tris di flop – L’editoriale di Alfredo Pedullà

Ci sono allenatori, magari sopravvalutati, oppure che godono di un’ottima stampa. Al punto che quando non vincono, anzi quando steccano di brutto, c’è sempre un sorriso compiacente o una copertura mediatica. Ci vengono in mente tre nomi e tre cognomi: Vincenzino Montella, Roberto Mancini e Clarence Seedorf. Un tris di flop, andiamo nel dettaglio.

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L’Aeroplanino è stato il principale artefice del disastro iniziale del Milan. Lo hanno confermato e non avrebbero dovuto semplicemente perché non avrebbero voluto. Poi, sull’onda ambientale, relativa al discreto lavoro precedente, hanno cambiato idea. Errore. A prezzi carissimi: circa tre milioni a stagione, il gioco non valeva la candela e neanche la metà della candela. Morale: il Milan mai ha avuto un gioco, tocchi orizzontali senza verticalizzare, preparazione atletica sbagliata. Un disastro. Certificato dalle dichiarazioni di alcuni calciatori dopo l’addio, della serie: lavoravamo poco e male. In situazioni del genere, con quell’ingaggio, ti metti alla finestra, memorizzi e aspetti. La vita spesso non dà un’occasione a chi meriterebbe, ogni tanto ne dà due – in una sola stagione – a chi non meriterebbe. La voglia di Liga e di Siviglia hanno spinto Montella a dire sì. I suoi amici mediatici lo incoraggiavano: “Dai, dai, è il tuo campionato”. Un altro testacoda, certificato da un’impresa in Champions League offuscata da mille altre incompiute. La classica vittoria di Pirro. Morale: l’Aeroplanino scarseggia di carburante, non può volare e molto spesso si schianta ancor prima del decollo. Meglio che se ne faccia una ragione.

roberto mancini
Mancini (Credit Image: © Andrey Pronin via ZUMA Wire)

Il Mancio ha più sponsor di tutti tra i giornalisti. Gli perdonerebbero qualsiasi cosa, anche un dito medio durante il derby di Milano. I risultati negativi? Macché, è sempre colpa di qualcuno, mai la sua. Allo Zenit sta frantumando qualche record, ma negativo. Non discutiamo qualche sua, importante, qualità da allenatore, ci mancherebbe. Discutiamo il fatto che dopo ogni flop abbia sempre l’indennità… parlamentare, come se qualsiasi critica fosse un reato gravissimo. Lo vedremo sulla panchina della Nazionale? Possibile. Ma la speranza è quello di recuperare il miglior Mancini, non quello che tra Istanbul e San Pietroburgo ha tirato a campare, anzi ha espresso mediamente il peggio del repertorio.

Il terzo della compagnia è Seedorf, semplicemente Clarence. Uno dei centrocampisti più tecnici, intelligenti, spettacolari e duttili del calcio moderno, ma da allenatore stiamo ancora cercando un perché. Non era andato male al Milan, ma nessuno aveva avuto la pazienza. Da quel momento le tenebre, la retrocessione con il Deportivo non è tutta da addebitargli, ma rappresenta la certificazione di una consacrazione che non arriva. Numeri terribili in Spagna, dallo scorso febbraio a La Coruna. A forza di provare e riprovare il rischio è quello di collezionare incompiute, di non avere un’identità. Tra l’altro Clarence è un giramondo, anzi un cittadino del mondo. E quando fai un nuovo mestiere sarebbe meglio avere stabilità per qualche anno, senza cambiare Paesi come se fossero camicie che porti quotidianamente in lavanderia.

Da Montella a Seedorf passando per Mancini: tre flop con copertura mediatica. È sempre colpa di qualcuno, la loro mai. La fabbrica dei sorrisi di Vincenzino sarà sempre aperta, la cravatta di Mancio inappuntabile, il carisma di Clarence da affabulatore di serpenti. Così è, anche se non vi pare.

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