Le lacrime da coccodrillo di Roberto Spada e le scuse ai giornalisti

Queste scuse di Roberto Spada ai giornalisti sanno tanto di strategia difensiva. In un momento particolare, in cui il processo al titolare della palestra che ha dato una testata al giornalista Davide Piervincenzi è entrato nel vivo e in cui a Nuova Ostia le forze dell’ordine stanno procedendo a una serie di sequestri nei confronti dei membri del clan, potrebbe essere un punto a favore mostrarsi pentito delle proprie azioni.

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Roberto Spada scuse ai giornalisti nell’ambito del processo

Roberto Spada ha chiesto scusa a tutti i giornalisti. Lo ha fatto dal carcere di Tolmezzo dove attualmente è detenuto, assistendo in video-conferenza al processo. La risposta è stata data al pubblico ministero Giovanni Musarò, in un tono contrito, quasi bonario: «Mi vergogno per quello che è successo e non riesco a spiegarmelo – ha detto Roberto Spada -. Nelle ore successive a quanto accaduto mi sono rivisto nel video e non mi sono riconosciuto: non c’è giustificazione a quello che ho fatto, il giornalista avrebbe potuto dirmi di tutto ma io non avrei dovuto reagire in questo modo».

Difeso dal suo legale Angelo Staniscia, Roberto Spada ha fornito anche delle versioni piuttosto contraddittorie rispetto alle parole usate immediatamente dopo l’arresto. Ora ha raccontato di essere stato influenzato dal nervosismo, di non essere stato particolarmente bene in quei giorni, assillato dalla fila di giornalisti davanti alla palestra che voleva intervistarlo per conoscere le sue opinioni politiche.

Roberto Spada scuse, una possibile strategia difensiva

«In quei giorni – ha detto Roberto Spada – ero nervoso perché avevo la fila di giornalisti che mi volevano intervistare, volevano che parlassi di politica e di Casapound, ma io non faccio politica. Se tu ti chiami Bianchi o Rossi e aiuti la gente per me va bene, non guardo colore politico».

Le sue dichiarazioni hanno un particolare peso, dal momento che all’interno del processo, la Federazione nazionale della stampa e il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti si sono costituiti come parte civile. Dichiarazioni di pentimento nei confronti del gesto, così affermare di essere stato condizionato da un determinato tipo di stampa, potrebbero rientrare nell’ottica di una precisa strategia che punta a ottenere un eventuale sconto di pena. Il suo collaboratore Ruben Alvez Del Puerto – a processo anche lui – ha invece scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

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