Il reddito di cittadinanza locale di Marino c’entra poco o niente col reddito di cittadinanza M5S

Il reddito di cittadinanza locale di Marino, approvato dalla giunta M5S, c’entra poco o niente col reddito di cittadinanza dei Cinque Stelle.

Il reddito di cittadinanza locale di Marino c’entra poco o niente col reddito di cittadinanza M5S

I requisiti fissati dal regolamento, così come il suo funziomanento, indicano una significativa differenza rispetto alla proposta di legge contenuta nella Pdl presentata da Nunzia Catalfo, la base del reddito di cittadinanza M5S. L’enfasi giornalistica su questa misura è comprensibile: i Cinque Stelle sono reduci da un trionfo elettorale, e la misura più famosa del movimento guidato dal capo politico Luigi Di Maio è il reddito di cittadinanza.

 

A Marino in realtà, a differenza di come titolato da diversi giornali, non è stato introdotto il primo strumento di sostegno al reddito da parte di giunte M5S, visto che già a Livorno è stato varato il reddito di cittadinanza locale. Le differenze tra la Pdl Catalfo e il regolamento approvato dal Consiglio comunale di Marino sono numerose. Comprensibile viste le limitate risorse di un comune, però appare piuttosto forzato il nome di reddito di cittadinanza locale che gli ha voluto attribuire la giunta Colizza.

LEGGI ANCHE > LA «MACCHINA DEL FANGO» M5S SUI SOCIAL SPIEGATA DALL’EX CAPO DELLA COMUNICAZIONE

L’importo dell’assegno è significativamente minore, da un minimo di 400 a un massimo di 600 euro, per nuclei familiari che hanno un reddito ISEE inferiore ai 9 mila euro l’anno. Si tratta però della differenza meno rilevante rispetto al reddito di cittadinanza M5S, visto che benché non sia una misura universalistica ha una platea decisamente più ampia.

 

Il reddito di cittadinanza locale di Marino è infatti accessibile solo per disoccupati di lungo periodo -almeno tre anni senza lavoro – di età compresa tra i 43 e 58 anni. Chi è rimasto inattivo per più di cinque anni non potrà accedervi, e il sostegno al reddito, la differenza più importante, è prorogabile solo per sei mesi oltre al primo periodo con la stessa durata. In sostanza si tratta di uno strumento, anche apprezzabile, destinato a mitigare la povertà più estrema di chi, in età matura, non riesce a trovare un lavoro.

 

Un progetto positivo, che però non c’entra sostanzialmente nulla con la revisione del Welfare progettata dal reddito di cittadinanza del M5S. Secondo la Pdl Catalfo ogni nucleo familiare con un reddito inferiore alla soglia della povertà relativa fissata da Istat intorno ai 9 mila euro avrebbe diritto a una integrazione del proprio reddito, a condizione di una ricerca attiva del lavoro.

Share this article