Ma davvero ci stiamo scandalizzando perché Checco Zalone ha detto «fr****» da Bonolis? | VIDEO

15/12/2017 di Redazione

Non si placano le polemiche dopo l’esibizione di Checco Zalone, ospite al programma Music di Paolo Bonolis. Il comico pugliese ha proposto, oltre a un omaggio molto sentito e partecipato al cantautore Pino Daniele, una cover irriverente della sigla di Kiss me Licia. Ovviamente, Zalone ironizzava sull’ambigua sessualità del protagonista maschile del cartone animato, Mirko.

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A un certo punto della canzone, Checco Zalone ha pronunciato la seguente coppia di versi: «Licia, Licia, Licia, guardaci ‘a camicia/ u’ ciuffo rosso e biondo, è frocio fino in fondo». Una frase – con l’insulto «frocio» – che è diventata immediatamente oggetto di critiche e discussioni sui social network. Utenti e associazioni LGBT si sono scagliati contro quella che viene definita ironia scurrile e omofoba.

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Questa polemica, tuttavia, ha bisogno di essere contestualizzata. Si ricorda che Checco Zalone è il comico che, in un suo film di successo, ha cantato: «Gli uomini sessuali sono gente tali e quali come noi, noi normali». La canzone, che giocava proprio sulla scarsa cultura dello «zotico di provincia» interpretato dal comico rispetto alla comunità LGTB che stava ospitando in quel momento un suo concerto (il cugino di Checco, nel film, era omosessuale), rappresentava – a suo modo – una denuncia rispetto ai pregiudizi nei confronti dei gay.

La canzone è stata riproposta proprio con questo scopo anche in altri contesti (anche in un memorabile duetto con Francesco De Gregori in una libreria Feltrinelli: quel video ha spopolato a lungo sui social). Nessuno aveva avuto motivo di lamentarsi della performance di Zalone: anzi, la sua satira veniva definita intelligente nella sua semplicità e disarmante. Possibile che, all’improvviso, il comico pugliese si sia trasformato in un reazionario da mettere al rogo? La polemica sembra piuttosto sterile: quello è il tipo di ironia che ha portato al successo Zalone, quello è il suo stile. Ma da qui a farlo passare per omofobo, ce ne passa.

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