L’ultimo posto del mondo dove c’è ancora Ebola

L’epidemia di Ebola è ormai circoscritta a una zona molto ristretta della Guinea-Conakry, ma gli sforzi del governo e dell’OMS per arrivare alla sua definitiva eradicazione sono frustrati dalla refrattarietà dei locali a rispettare le prescrizioni dei medici.

Nongo ebola treatment centre in Conakry, Guinea, on August 21, 2015. The World Health Organization WHO has lost track of 45 people under surveillance, who had been in contact with a patient who contracted Ebola, in Guinea, the organization informed on August 19, 2015. AFP PHOTO / CELLOU BINANI         (Photo credit should read CELLOU BINANI/AFP/Getty Images)
Il centro per il trattamento dell’Ebola di Nongo, a Conakry, Guinea (Photo credit   CELLOU BINANI/AFP/Getty Images)

 IL PRIMO MINISTRO CONTRO L’EBOLA –

Nel piccolo villaggio di Tana, appena qualche centinaia di abitanti, è arrivato anche il primo ministro della Guinea, Mohamed Said Fofana, giunto a catechizzare gli abitanti indisciplinati che con i loro ocmportamenti stanno minando gli sforzi della task sforce di medici e funzionari impegnati a soffocare l’ultimo focolaio conosciuto dell’epidemia di Ebola che ha mietuto oltre 11.000 vittime tra la Guinea, la Sierra Leone e la Liberia.

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TUTTI CONTRO L’EBOLA –

Fofana ha chiesto la collaborazione della popolazione, rimproverando gli abitanti indisciplinati con parole dure e richiamando allo scopo il recente episodio che ha visto la sparizione di una donna che invece di stare in quarantena perché era stata a contatto con un infetto, poi morto, si è data letteralmente alla macchia. Le autorità hanno arrestato suo marito per dare il senso della gravità della cosa, ma non sembra essere servito a molto e il primo ministro ha annunciato che licenzierà il capo del villaggio se la donna non si presenta ai sanitari. «Gli occhi del mondo sono su questo villaggio» ha detto Fofana, a ragione, poiché dall’ONU all’OMS fino alle numerose ONG e ai governi che si sono mobilitati per far fronte all’emergenza, tutti attendono l’annuncio di una Guinea Ebola-free per poter dichiarare cessato il pericolo.

I PAESI GIÀ LIBERATI –

Sabato scorso è stato il turno della Sierra Leone e prima ancora della Liberia, due paesi che hanno accusato più di 4.000 vittime ciascuno, ora manca solo la zona di Tana, dove tra l’altro l’epidemia sembra essere cominciata, per dichiarare l’epidemia sconfitta e il cessato pericolo. Ad aiutare gli abitanti di Tana ci sono un centinaio di medici, un promettente vaccino che viene distribuito a quanti sono venuti in contatto con gli infetti, ma la sfida è comunque ardua e non solo perché spesso sono gli stessi operatori ad abbassare la guardia e a commettere errori e impudenze.

L’ULTIMO SFORZO PER LA GUINEA –

Paradossalmente, la Guinea è stata colpita dall’epidemia in maniera meno severa che nei paesi vicini, non si sono visti cadaveri per le strade e nemmeno una mobilitazione come nei paesi vicini, di qui la percezione di una pericolosità relativa della malattia, che ovviamente spinge gli abitanti a una minore attenzione verso le severe e meticolose norme suggerite dai sanitari. Nella zona di Tana in particolare l’epidemia non si è manifestata tanto all’inizio, pur originando nella zona, quanto in tempi recenti, portata di ritorno dalla capitale insieme a una giovane del posto. L’immediata mobilitazione e il tentativo di contenimento non hanno finora avuto successo, anche se almeno sono servite ad evitare che l’epidemia riprendesse il suo cammino e colpisse altrove, ora che l’Ebola è all’angolo nessuno se lo vuole lasciare scappare.

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