L’Ebola vive ancora, ma nessuno ne parla più

La terribile epidemia di Ebola è sparita dall’orizzonte informativo da un po’, anche se non si può dire sconfitta o esaurita, di sicuro a evaporare come neve al sole è quell’estremo allarmismo che ha scosso diversi paesi, mano a mano che l’epidemia avanzava.

Smentite le previsioni catastrofiche dei professionisti dell’informazione gridata e terrorista, quel che resta è un’epidemia che ancora flagella tre paesi africani più colpiti: Guinea, Sierra Leone e Liberia, dover però il numero di nuovi casi a settimana è precipitato ai valori dell’estate scorsa, quando ancora doveva raggiungere i picchi che poi hanno spinto l’OMS e il resto del mondo a temere la pandemia. Pandemia peraltro impossibile perché la trasmissione del virus ne rende estremamente difficile la diffusione nei paesi più sviluppati, dove igiene e condizioni di vita molto diverse rendono addirittura impossibile il contagio di milioni profetizzato da alcuni.

Contagio che in Occidente non c’è stato per niente, si sono ammalati solo alcuni infermieri e sanitari che non avevano rispettato i protocolli di sicurezza trattando persone di ritorno dai paesi flagellati dall’epidemia, ma a loro volta non hanno infettato nessuno. Le previsioni catastrofiche quanto infondate hanno provocato però risposte fuori misura, più o meno in buonafede. Di malafede si può parlare sicuramente nel caso dei leghisti e degli xenofobi che hanno lamentato l’arrivo dell’epidemia con i barconi, circostanza impossibile visto il bacino dell’epidemia e i tempi d’incubazione del virus.

Una strumentalizzazione orrenda, come quella di chi aveva protestato per il rimpatrio e la cura del medico di Emergency, la guarigione del quale è stata passata in sordina da chi lo aveva presentato come una minaccia per la salute pubblica. All’opposto, l’intervento americano in Liberia, decisamente sovradimensionato, ha portato alla costruzione di diversi ricoveri che poi fortunatamente sono andati deserti, perché i casi di contagio invece di aumentare esponenzialmente sono calati.

LEGGI ANCHE: “Il virus ebola è stato debellato?”

Nel mezzo sono spuntati casi (poche decine) anche in altri paesi africani, ma Senegal, Mali, Nigeria e Congo sono tutti stati in grado di contenere la malattia e di ritornare in breve ad essere dichiarati «Ebola free», l’ultimo è stato il Mali che a metà gennaio ha concluso con successo il periodo prescritto dall’OMS senza rilevare nuovi casi. La grande epidemia non c’è stata e non ci poteva essere per le modalità di trasmissione del virus, che ha colpito severamente tre paesi nei quali le autorità sanitarie si sono fatte cogliere in contropiede, anche perché dotate di mezzi poverissimi.

Ora che si è capito che l’epidemia ucciderà «solo» qualche migliaio di africani e che non è sicuramente una minaccia per i paesi sviluppati, la sua rilevanza per i media è precipitata nettamente, tanto che il rappresentante ONU per lo sforzo contro la malattia sta facendo rotta su Davos, dove chiederà a ricchi e potenti di aprire il portafoglio per dare il colpo di grazia all’epidemia, visto che l’interesse è calato al punto che gli stati non finanziano più lo sforzo contro la malattia e alcuni hanno persino mancato d’onorare le promesse fatte durante lo scoppio dell’emergenza.

Share this article