Il ban della Russia all’app Zello, usata per comunicare nel Paese

La decisione è stata presa dal Roskomnadzor: l'autorità sostiene che attraverso l'applicazione si stiano diffondendo false informazioni

08/03/2022 di Redazione

L’app Zello bloccata in Russia in seguito all’intervento del Roskomnadzor, l’autorità garante delle comunicazioni nel Paese. Vi abbiamo già parlato in passato di Zello: si tratta di una applicazione di messaggistica che ha un funzionamento molto simile a quello dei walkie-talkie e che è stata utilizzata in Ucraina per proteggere le conversazioni tra utenti, potendo contare l’app sulle comunicazioni crittografate. L’applicazione è stata da sempre molto utilizzata sia in Russia, sia in Ucraina e non è la prima volta che il regolatore delle comunicazioni di Mosca ha preso un provvedimento nei confronti del software.

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Zello bloccata in Russia, l’intervento del Roskomnadzor

Secondo il Roskomnadzor, in questa fase, l’app sarebbe stata utilizzata per veicolare delle false informazioni sul conflitto russo-ucraino. A questo proposito, aveva chiesto al board di Zello di rimuovere quelle stesse informazioni dal circuito dell’applicazione: questa richiesta avveniva all’altezza cronologica del 4 marzo scorso. Visto, però, che Zello non ha dato seguito a questa richiesta, allora l’autorità delle comunicazioni russa ne ha comunicato la sospensione dei servizi.

È la seconda volta che Zello viene bloccata in Russia: già nel 2017 era successo in seguito al rifiuto, da parte della società, di adeguarsi alla legislazione locale sull’archiviazione dei dati all’interno del Paese. Ora, ovviamente, il taglio delle comunicazioni attraverso l’app Zello si colloca in un progetto molto più ampio che ha già escluso dall’utilizzo dei cittadini Facebook e Twitter in Russia. Il timore del Cremlino è che, attraverso queste app e questi social network, i cittadini possano attingere a informazioni non direttamente controllate dal governo (che, dopo il voto alla Duma, ha ratificato la legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi dovesse diffondere delle fake-news sull’esercito russo impegnato in Ucraina).

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