La riccanza e i social network: cosa spinge gli utenti a cercare l’esclusività anche nelle app di dating
È pieno di utenti, anche sui social network più popolari, che raccontano i loro tentativi di entrare in queste cerchie ristrette (anche se questo significa, nella maggior parte dei casi, pagare una cifra non indifferente)
26/04/2023 di Gianmichele Laino
La modica cifra di 999 dollari per un abbonamento di tre mesi. È la versione PLATINUM dell’abbonamento Luxy Dating, una app che serve a creare incontri estremamente d’élite, in cerchie particolarmente ristrette e con determinate caratteristiche (sia a livello di interessi, sia a livello di censo). Un pacchetto dai 199 ai 999 dollari. È il costo di una delle soluzioni proposte dalla piattaforma The League. In tutto questo, oltre alla spesa, la richiesta di riservatezza e gli accordi di non divulgazione: se un club è privato, del resto, non se ne possono violare le regole, in alcun modo. Le app esclusive sono di nuovo di tendenza. Sono nate, nella maggior parte dei casi, nel biennio 2014-2015. Poco clamore mediatico, anche perché – dal punto di vista del mondo dell’informazione – quello che accadeva sui social network non coincideva ancora con il concetto di “dominio pubblico”. Soprattutto, sono nate in un momento storico in cui c’erano ancora delle alternative al digitale per fare qualsiasi cosa: i social network erano ancora un gioco (e in pochissimi casi una professione), esistevano ancora degli smartphone che non avevano spazio sufficiente per tante applicazioni.
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App esclusive, lo sfoggio della riccanza e l’esigenza di incontrare solo persone facoltose
Oggi, però, sono aumentate in maniera significativa le persone che ambiscono a diventare famose, soprattutto grazie al ruolo che hanno avuto i social network negli ultimi anni. Ed è per questo, insomma, che lo sfoggio di vite vissute sempre schiacciando il piede sull’acceleratore, che l’esibizione continua di vite da copertina può portare l’utente medio di Instagram a pensare: perché non provare a incontrare una star del cinema su una app esclusiva?
A volte, nemmeno essere una persona ricca e famosa può bastare per entrare nelle cerchie ristrette di queste app esclusive. Si parla tantissimo di Raya, soprattutto dopo la notizia del matrimonio dell’atleta Simone Biles, che ha incontrato la sua anima gemella proprio su questa piattaforma. Demi Lovato, ad esempio, dopo aver abbandonato Raya, non è stata più ammessa nell’inner circle dell’applicazione. E ci sono tanti influencer, personaggi pubblici, podcaster che – su TikTok – rivelano di essere ancora in lista d’attesa per poter prendere parte al club esclusivo di Raya. Del resto, come riportato dal NY Times (che è stato tra i pochissimi a intervistare Daniel Gendelmann, il CEO dell’applicazione), soltanto 8 persone su 100 possono essere accettate dal severo algoritmo e dai moderatori che operano per la piattaforma.
Ma cosa spinge – e questo è un aneddoto che ha raccontato lo stesso Daniel Gendelmann – una persona a offrire fino a 10mila dollari in contanti per poter entrare in una app di dating esclusiva? Non è forse l’ambizione di toccare le stelle, di essere protagonisti di un film a cui, fino a questo momento, si assisteva soltanto da spettatori? Tanto più che lo stesso meccanismo di ammissione di Raya sembra dare molta più importanza allo stile di vita che al conto in banca vero e proprio. Sicuramente, nel mix tra l’algoritmo e il controllo all’entrata fatto dal ristrettissimo team dell’applicazione, c’è il numero di followers che si hanno su Instagram (bisogna per forza avere un account Instagram per essere ammesso in questa piattaforma). Ma, come sappiamo, spesso la fan-base su questa piattaforma può anche essere gonfiata.
Perché, per queste applicazioni, la riccanza diventa un valore
Ed eccola qui, allora, la riccanza che emerge prepotente. Il fatto di mostrarsi in locali esclusivi, di essere sempre immortalati in abiti firmati, il fatto di frequentare persone importanti (e testimoniarlo attraverso immagini e video), il fatto di aver chiuso una brillante carriera universitaria o di lavorare in uno dei quartieri più esclusivi delle grandi metropoli rientrano sicuramente nei prerequisiti che permettono di sfoltire la lista d’attesa. Una lista d’attesa che, in alcuni casi, può durare persino per anni.
Un concetto di esclusività che cerca di trasmettere un messaggio molto chiaro: per essere davvero ammessi all’interno di una stretta cerchia di persone, per cercare addirittura una relazione, occorre far sfoggio di felicità. Anche se, in realtà, si tratta di realtà tutt’altro che reale ed esclusivamente apparente.