Antonio Razzi si è trasformato in un meme e ha molto da insegnarci
01/06/2020 di Daniele Tempera
“Il medium è il linguaggio” diceva Marshall Mc Luhan, uno dei più grandi teorici della teoria della comunicazione di massa del Novecento. Una massima interpretata magistralmente dal versatile Antonio Razzi, ex parlamentare IDV e Forza Italia, celebre tanto per la sua amicizia con Kim Jong Un e la sua simpatia per la Corea del Nord, tanto per le sue massime, divenute in breve (anche per la brillante imitazione di Maurizio Crozza) dei veri propri tormentoni della cultura pop italiana. Ma l’ex senatore, si mostra anche al passo con i tempi e ora sbarca addirittura su TikTok, social network cinese creato nel 2016, molto usato dai giovanissimi. E lo fa con un balletto grottesco, interpretando magistralmente la filosofia della piattaforma e non solo.
Su TikTok si possono infatti caricare brevi video e gif animate, un po’ come avviene già nelle storie Instagram. L’essenziale è arrivare a colpire nel più breve tempo possibile altri utenti immersi in una pioggia costanti di stimoli visivi e uditivi, un po’ come avviene per i normali messaggi pubblicitari. Qui però il prodotto “in vendita” è se stessi. E il modo più facile per farlo è, per l’appunto, la creazione di meme. Ma di cosa parliamo?
Meme: cosa sono e perché sono così importanti nella comunicazione on-line
Iniziamo con il dire che i meme sono un elemento importantissimo per tutta la cultura pop, ma non solo. Il termine fu coniato nel 1976 dal biologo Richard Dawkins per cercare di spiegare il modo in cui le idee culturali si diffondono. La parole “meme” deriva dal greco “Mimeme” e signfica letteralmente “tutto ciò che viene imitato”. I meme sono essenzialmente modelli culturali di comportamento che si trasmettono e si diffondono da una persona all’altra e, originariamente, da una generazione all’altra, per imitazione.
Ma se biologicamente, rappresentano un meccanismo fondamentale per l’evoluzione della nostra specie, anche la cultura pop ha fatto largo uso dei meme e la loro diffusione è letteralmente esplosa al tempo della rete e dei social network. I meme, composti da testi e immagini satiriche, così come le gif animate o i filmati di pochi secondi, destinati a Instagram o social come TikTok, sono ormai il fulcro della comunicazione on-line. Una comunicazione che è spesso impregnata sarcasmo, cinismo, ironia o indignazione: l’importante è puntare alle corde emotive del destinario, mai a quelle razionali.
Nella pioggia di informazioni a cui tutti siamo sottoposti e immersi, è già importante riuscire a strappare l’attenzione per pochi secondi, e far sì che il destinatario veicoli viralmente ciò che ha visto. È la filosofia “Condividi se sei indignato” e del “lol” ad ogni costo. Non sono pochi i politici che si sono trasformati in meme viventi, nel tentativo di stabilire un contatto, prima di tutto emotivo con il proprio elettorato. La comunicazione social di Matteo Salvini, altro pioniere di TikTok è un esempio magistrale di questo.
Ora è la volta di Antonio Razzi , classe ’48, l’uomo che ha conquistato l’Italia con il cinismo del “Fatti i cazzi tuoi” e che adesso si trasforma in grottesco ballerino in un social per adolescenti, ben sapendo che questa trovata rappresenterà un’evoluzione essenziale nel marketing del suo personaggio. Perché i famosi quindici minuti di celebrità, citati da Andy Wahrol, si sono trasformati oggi nel mezzo secondo di un like o di un lol. A costo di ridursi a un’imitazione grottesca e stereotipata di se stessi. La legge è solo una ed è sempre la stessa, in fondo: dacci oggi i nostri like e retweet quotidiani, ad ogni costo, e strappa ai nostri followers una risata. La stessa che probabilmente ci seppellirà. Letteralmente.