La teoria del leghista Morelli: «Se regolarizzi i migranti, non verranno pagati 3 euro all’ora e quindi saranno disoccupati»

Da dove iniziamo? Dal concetto di migrante? Dall’idea che Alessandro Morelli della Lega ha del lavoro? Dall’immagine data del sistema produttivo italiano? Insomma, ci sarebbe una serie di cose da elencare. L’ex direttore di Radio Padania e attuale deputato del Carroccio dal 2018 ha espresso la sua opinione in merito all’idea del ministro Teresa Bellanova di regolarizzare i 400mila migranti che normalmente lavorano nei campi e nei terreni italiani, per evitare che l’agricoltura si potesse bloccare a causa del coronavirus e delle restrizioni causate dalla pandemia.

LEGGI ANCHE > Il M5S dice che il lavoro nei campi può essere fatto da chi prende il reddito di cittadinanza

Alessandro Morelli e i migranti che, se regolarizzati, non potranno essere più pagati 3 euro all’ora

Ospite di Agorà, il leghista Morelli ha messo in fila una serie di opinioni sull’argoment che ben fanno capire che tipo di idea di lavoro ha la politica italiana. Partiamo dalle sue affermazioni: «Al momento, ci sono migranti che lavorano nei campi come schiavi a 3 euro all’ora. Se gli immigrati vengono regolarizzati – dice Morelli – vorranno un contratto di lavoro che costerebbe troppo ai datori di lavoro e non gli sarà dato, regolarizzare i migranti non vorrà dire che saranno assunti. Anzi, regolarizzarli significherebbe avere altri disoccupati in giro per l’Italia».

Dunque, la premessa è corretta: chi lavora nei campi per 3 euro all’ora è trattato come uno schiavo. Ma questo è un discorso che si può applicare anche ad altri lavori che, in Italia, non sono svolti per forza da migranti. In tanti, infatti, accettano un compenso simile a quello descritto dal leghista. Lungi dal voler sanare la condizione di un lavoro sottopagato, il deputato Alessandro Morelli evidenzia un altro problema: con la regolarizzazione della loro posizione in Italia, i migranti vorranno un contratto di lavoro regolare.

Le altre contraddizioni di Alessandro Morelli

Che pretesa assurda, vero? Addirittura un contratto di lavoro regolare. Questo, sempre secondo Morelli, agli imprenditori non andrebbe bene e, quindi, porterebbe gli stessi a rinunciare a questo tipo di manodopera regolare. Dunque, secondo il leghista, i titolari delle aziende agricole italiane avrebbero sì bisogno dei migranti per andare avanti con la manodopera, ma non sarebbero disposti a pagarli più di 3 euro all’ora. Insomma, esisterebbe una sorta di soglia limite oltre la quale non sarebbero più convenienti.

E questo nonostante da tempo tutte le associazioni di categoria, a partire da Coldiretti, abbiano detto il contrario, chiedendo al governo di trovare ogni soluzione possibile per consentire il regolare svolgimento della stagione della raccolta. Ma non finisce qui. Secondo Morelli, regolarizzare i migranti significherà soltanto avere altri disoccupati in Italia. Punto primo: il fatto che ci siano 400mila migranti irregolari in Italia (che quindi sfuggono a qualsiasi statistica) è meno grave di avere 400mila migranti regolari che verranno invece inseriti nelle rilevazioni che riguardano il lavoro, fosse anche come disoccupati

Punto secondo: questo è un altro concetto pericolosissimo, che non riguarda soltanto i migranti, ma tutti i cittadini italiani: sta forse il deputato Morelli sostenendo che in Italia sia più semplice ottenere gli obiettivi senza rispettare le regole? È più facile far lavorare in nero i migranti (e non solo) e non regolarizzarli e garantire loro una qualche forma contrattuale? Sarebbe l’ennesimo messaggio pericoloso da lanciare agli italiani. E il coronavirus e la crisi economica conseguente, in questo caso, non c’entrano nulla.

Share this article
TAGS