Alemanno, confermata la condanna a sei anni: «Uomo politico di riferimento di Mafia Capitale»

L'ex primo cittadini di Roma dovrà scontare sei anni di carcere per corruzione

23/10/2020 di Ilaria Roncone

Gianni Alemanno è stato confermato colpevole in appello per corruzione per quei soldi ricevuti tra il 2012 e il 2014 per compiere atti contrari ai doveri del suo ufficio e dovrà scontare una pena di sei anni di reclusione. L’ex sindaco di Roma – da maggio 2008 a giugno 2013 – e ministro per le politiche agricole e forestali dal 2001 al 2006 per il Governo Berlusconi II e III era «l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale all’interno dell’amministrazione comunale» per Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.

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Mafia Capitale, Alemanno condannato a sei anni

Sconterà sei anni di carcere, Gianni Alemanno, come confermato dalla sentenza in appello. Il pm Luca Tescaroli ha parlato di lui come di un punto di riferimento fondamentale all’interno dell’organizzazione Mafia Capitale in virtù del suo «ruolo apicale da sindaco». L’ex ministro nei governi Berlusconi è stato addirittura «inserito al vertice del meccanismo corruttivo» e, abusando del proprio ruolo, «ha esercitato i propri poteri e funzioni illecitamente e curato la raccolta delle correlate indebite utilità, prevalentemente tramite terzi propri fiduciari per schermare la propria persona».

Gli uomini che hanno schermato Alemanno

Nell’ambito dell’organizzazione criminosa Gianni Alemanno aveva una serie di «uomini di fiducia», tutti «indagati e alcuni anche condannati in Mafia Capitale» che hanno esercitato una vera e propria funzione di «proiezione della persona di Alemanno, che ha impiegato per la gestione del proprio potere». Sono loro che, secondo la sentenza che giustifica la condanna dell’ex primo cittadini, «si sono interfacciati con gli esponenti apicali di Mafia Capitale, suoi corruttori» in riferimento a Carminati e Buzzi. (Buzzi e Carminati). La condanna in primo grado di Alemanno a sei anni era stata emessa a febbraio 2020. All’epoca diceva: «Io sono innocente l’ho detto sempre e lo ribadirò davanti ai giudici di secondo grado».

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