Airbnb dice addio al mercato (interno) cinese

L'azienda ha comunicato che dal prossimo 30 luglio chiuderà tutte le attività nazionali nel Paese, ma rimarrà aperta la possibilità di prenotare per l'estero

24/05/2022 di Enzo Boldi

Un addio nel nome della concorrenza spietata che ha reso impossibile aumentare il giro d’affare. Dal prossimo 30 luglio, Airbnb esce dal mercato della Cina e non darà più la possibilità agli host del Paese orientale di pubblicare annunci sulla sua piattaforma. La decisione è stata ufficializzata nelle ultime ore, con una lettera pubblicata dal co-fondatore della famosa app per gli affitti brevi. La scelta è figlia di numeri e report che mostrano lo scarso successo (rispetto ad altre realtà) di quell’applicazione arrivata fondata nel 2008 e sbarcata tra Pechino e dintorni nel 2015.

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«Abbiamo preso la difficile decisione di concentrare i nostri sforzi in Cina sui viaggi in uscita e sospendere le nostre case e le esperienze degli host nel Paese, a partire dal 30 luglio 2022», ha scritto il co-fondatore di Airbnb Nathan Blecharczyk nella lettera di commiato pubblicata e condivisa sull’app WeChat. Il motivo, dunque, è economico e strategico e la decisione di abbandonare il mercato tra Pechino e dintorni non è legata alle recenti (e rinnovate) tensioni con gli Stati Uniti dopo le dichiarazioni belligeranti di Joe Biden su un possibile intervento militare americano in caso di invasione cinese a Taiwan. E non c’entrano neanche le polemiche per gli annunci di quelle case sottratte agli Uiguri.

Airbnb Cina, dal 30 luglio stop a tutte le attività nel Paese

La mossa di Airbnb, però, non esclude completamente dal mercato i cittadini cinesi. L’app e le sue offerte, infatti, rimarranno disponibili e accessibili a tutti, ma solamente per i viaggi verso l’estero. Entro il 30 luglio, infatti, saranno rimossi solamente gli annunci pubblicati dagli host sulla piattaforma, ma a tutti sarà consentito di programmare i propri affitti a tempo utilizzando il sito e l’applicazione mobile. La rinuncia al mercato cinese, dunque, deve essere letta solamente in chiave strategico-commerciale. Perché i numeri parlano piuttosto chiaro. Airbnb Cina non ha prodotto gli effetti sperati: secondo un report, dal 2016 i soggiorni prenotati attraverso l’app nel Paese orientale hanno rappresentato solamente l’1% del totale (con annesso 1% di peso sul fatturato). Dati che spiegano, ancora meglio, i motivi che hanno portato a questa decisione.

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