Che cosa prevede la legislazione Usa dell’AI Bill of Rights?

Mentre in Europa è in fase di scrittura e di analisi l'AI Act, negli Stati Uniti ci sono delle specifiche per quanto riguarda queste estensioni dell'intelligenza artificiale

03/03/2023 di Redazione Giornalettismo

Se Atene piange, Sparta non ride. Mentre l’Unione Europea si concentra in maniera specifica su un regolamento per l’intelligenza artificiale, subordinandolo al GDPR ma non prevedendo – al momento – una sezione dedicata alle opere d’ingegno che l’AI può in qualche modo replicare, copiare, riproporre senza il consenso degli interessati e di coloro che detengono il copyright sull’opera stessa, negli Stati Uniti un corpus legislativo c’è, ma è ancora insoddisfacente. Si tratta dell’AI Bill of Rights, approvato nel 2022 – con un certo anticipo e con una certa sensibilità nei confronti del problema rispetto ai colleghi legislatori europei -, ma non centrato assolutamente sulle questioni più spinose che lo strumento dell’AI si porta con sé.

LEGGI ANCHE > «Il manifesto di EGAIR riguarda tutti, non solo gli artisti»: l’intervista al fumettista Francesco Archidiacono

AI Bill of Rights non copre le casistiche del copyright: impossibile fare riferimento agli USA

Negli Stati Uniti la questione è stata impostata sul tema della limitazione delle libertà personali. L’intelligenza artificiale è stata presa in esame soprattutto dal lato del riconoscimento biometrico e dai rischi di questa prassi. È un bias che ha caratterizzato le prime fasi dello sviluppo dell’intelligenza artificiale: la prima applicazione di quest’ultima era stata utilizzata per il riconoscimento facciale, in telecamere e sistemi di videosorveglianza. Da qui la necessità di regolamentare questo campo: ma l’evoluzione delle implicazioni dell’intelligenza artificiale ha permesso il suo utilizzo anche in altri settori, compreso quello della violazione – in qualche modo – della proprietà intellettuale. Di conseguenza, l’utilizzo del sistema ha superato le normative vigenti.

L’AI Bill of Rights si è sempre concentrato sul fatto di proteggere gli utenti da sistemi automatizzati non sicuri, di prevenire la discriminazione a ogni livello, di salvaguardare le pratiche abusive sulla privacy, di estendere le informazioni alle persone nel momento in cui sono oggetto di un trattamento con l’intelligenza artificiale, di poter dare all’utente la possibilità di scegliere strumenti alternativi all’intelligenza artificiale per poter usufruire di un servizio. Ma il tutto è stato fatto a un livello molto più basso rispetto alla tutela della privacy, nemmeno comparabile rispetto allo stesso livello di protezione garantito dal GDPR.

Inoltre l’AI Bill of Rights mette insieme una serie di raccomandazioni che non sono vincolanti per aziende e agenzie governative. Si tratta semplicemente di osservazioni che, a livello legislativo, si pongono sì il problema, ma non puntano a essere risolutive, né a evitare la propagazione delle deviazioni dell’AI. Per questo motivo, il modello non può essere il punto di riferimento per una normativa europea che è ancora in fase di scrittura e di sviluppo.

Share this article