Adinolfi su Under e Demiral: «Se gli irredentisti tirolesi reclamassero la secessione, noi ci comporteremmo come Erdogan»
11/10/2019 di Redazione

Mario Adinolfi ha voluto commentare i post di alcuni calciatori turchi, tra cui il romanista Cengiz Under e lo juventino Merih Demiral, che hanno espresso la propria opinione sull’invasione della Turchia dei territori della Siria del Nord. Il leader del Popolo della Famiglia ha preso una posizione diversa rispetto alla generale indignazione che ha accompagnato i post dei due calciatori e si è avventurato in un paragone piuttosto temerario.
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Mario Adinolfi su Under e Demiral: «Inevitabilmente solidali con la Turchia»
«A chi attacca Under e Demiral – ha scritto Adinolfi su Twitter -, calciatori turchi inevitabilmente solidali con la Turchia in guerra, vorrei ricordare che se gli irredentisti sudtirolesi reclamassero la secessione dall’Italia armandosi al confine dopo anni di attacchi terroristi, noi ci comporteremmo come Erdogan».
A chi attacca Under e Demiral, calciatori turchi inevitabilmente solidali con la Turchia in guerra, vorrei ricordare che se gli irredentisti sudtirolesi reclamassero la secessione dall’Italia armandosi al confine dopo anni di attacchi terroristi, noi ci comporteremmo come Erdogan
— Mario Adinolfi (@marioadinolfi) October 11, 2019
Adinolfi su Under e Demiral e il paragone con gli irredentisti sudtirolesi
La prima contestazione a questa affermazione si può fare partendo dall’avverbio ‘inevitabilmente’. Non è detto che un cittadino turco sia per forza d’accordo con la politica estera di Recep Tayyp Erdogan. Quindi non si capisce perché, in quella che dovrebbe essere comunque una democrazia, si sottovaluti la portata del dissenso.
Poi, Mario Adinolfi ha paragonato una eventuale secessione degli irredentisti sudtirolesi alle comunità curde della Siria del Nord. Senza spingerci a considerare la diaspora del popolo curdo, la promessa – sempre disattesa – di un loro stato nazionale, dobbiamo ricordare come i due contesti geopolitici siano completamente diversi. A tutto questo si aggiunge il ruolo determinante dello YPG curdo nella lotta all’Isis e il fatto che, al momento, c’è il rischio che diversi terroristi dello Stato Islamico possano far perdere le loro tracce, essendo stati allentati i controlli curdi su di loro.
Infine, la generalizzazione. Perché, in caso di ribellione degli ipotetici irredentisti sudtirolesi, l’Italia e gli italiani dovrebbero per forza comportarsi come Erdogan, utilizzando la forza per risolvere una questione storica?