Internet accessibile a tutti entro il 2025: il piano dell’Unione Europea

Dallo European Accessibility Act (EAA) alle linee guida del Consorzio mondiale del Web

11/01/2023 di Enzo Boldi

Nell’epoca in cui la tecnologia è diventata sempre più imperante (e a tratti invadente) nelle nostre vite quotidiane, diventa ancora più necessario abbattere le barriere architettoniche. Anche in formato digitale. Da anni, infatti, le varie istituzioni si sono impegnate affinché l’ecosistema web sia vivibile da tutti in egual misura. Senza alcuna discriminazione anche nei confronti delle persone con disabilità. L’universo della rete è senza confini, quindi le caratteristiche della rete devono essere universali. E così il piano di accessibilità a Internet nella UE prevede l’uniformazione di uno standard universale entro il 2025. Canoni che dovranno essere applicati da parte di tutti i portali. Non solo quelli della Pubblica Amministrazione, ma anche da quelli gestiti da “privati”.

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Come spiegato a Giornalettismo da Dajana GioffrèChief Visionary Officer di AccessiWay, princìpi alla base delle decisioni, prese nel corso degli anni, dai vari Paesi e – poi – dalle istituzioni Europee – sono indicati all’interno del testo della Convezione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. In particolare, il comma 1 dell’articolo 9 spiega:

«Al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati Parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che in quelle rurali».

Nel prosieguo del testo, c’è una specifica relativa al mondo digitale, con un’indicazione ben precisa agli Stati che hanno aderito a questa Convenzione: «Promuovere l’accesso delle persone con disabilità alle nuove tecnologie ed ai sistemi di informazione e comunicazione, compreso internet». Strettamente collegato a questo punto è anche un passaggio dell’articolo 21, quello dedicato al principio di uguaglianza anche per quel che concerne il diritto alla libertà di espressione e accesso all’informazione: «Incoraggiare i mass media, inclusi gli erogatori di informazione tramite internet, a rendere i loro servizi accessibili alle persone con disabilità».

I principi, dunque, erano stati segnati fin dal lontano 2006. Poi, diversi anni dopo, ecco arrivare le prime norme Europee che i Paesi hanno iniziato a recepire e rendere effettive. Dopo una lunghissima fase di dibattito tra i vari Stati membri (con ogni Paese, anche l’Italia, che aveva già provato a normare il settore), l’Europa trovò l’accordo con la direttiva 2102 del 2016. E un primo passo è stato già raggiunto, nonostante la strada da percorre sia ancora molta. Perché a partire dal 23 settembre del 2020 – proprio in base alla normativa UE – tutti i portali online relativi ai servizi pubblici (la Pubblica Amministrazione) dovranno rispettare i parametri di accessibilità senza alcuna discriminazione nei confronti di persone disabili. E anche il secondo step, la cui scadenza è stata già superata, è già arrivato a compimento: entro il mese di giugno del 2021, lo stesso obiettivo doveva essere conseguito anche per quel che riguarda le app mobile degli enti pubblici.

Accessibilità a Internet UE, il piano entro il 2025

Le prime indicazioni concrete sull’accessibilità a Internet UE, dunque, risalgono a quasi 7 anni fa. Ma il progetto è stato armonizzato, nel 2019, con la pubblicazione del testo della direttiva 882 approvata dal Parlamento e dal Consiglio Europeo. Si tratta del cosiddetto European Accessibility Act (EAA), al cui interno sono state fornite indicazioni per uniformare lo standard in tutti gli Stati membri (uniformando le legislazioni in modo tale da rendere egualitaria la possibilità di accesso), i requisiti tecnici per abbattere le barriere architettoniche digitali e una data fondamentale affinché tutti i portali online (quelli consultabili nel Vecchio Continente) rispettino quei paletti per non discriminare persone con disabilità: il 28 giugno del 2025.

Dunque, il settore pubblico (nel suo riflesso in rete) si è già dovuto (tra il 2020 per la versione web e il 2021 per le app mobile) uniformare a uno standard ben definito). Poi, entro il giugno del 2025, tutti i siti online – anche quelli gestiti da privati – dovranno rispettare quelle norme sull’accessibilità a Internet, come spiegato anche dalla Vice-Presidente della Commissione Europea e Commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager: «La nostra vita quotidiana dipende in misura crescente dalle soluzioni digitali. La tecnologia deve funzionare per le persone, per questo vogliamo garantire che tutti i cittadini possano accedere ai servizi pubblici digitali».

Le linee guida per l’accessibilità ai contenuti del web

Le direttive, dunque, danno indicazioni di base. Ma su quali linee guida si basano gli standard richiesti dall’Unione Europea? Tutto fa riferimento alle Web Content Accessibility Guidelines 2.1 (WCAG 2.1) proposte – come raccomandazioni –  dal W3C, il Consorzio Mondiale del Web. E da lì si traggono i quattro princìpi base che i portali web (non solo quelli della Pubblica Amministrazione, ma anche quelli gestiti da privati a partire dal 28 giugno 2025) devono rispettare secondo gli standard di accessibilità a Internet UE. Un sito presente sul web dovrà essere:

  1. Percepibile: le informazioni e le componenti dell’interfaccia utente devono essere presentabili agli utenti in modi che possano percepirle. Tutto questo significa che gli utenti devono essere in grado di percepire le informazioni presentate online e queste non non possono essere invisibili a tutti i loro sensi (per esempio, a disposizione degli ipovedenti ci dovrà necessariamente essere una descrizione alternativa a corredo di un’immagine);
  2. Utilizzabile: le componenti dell’interfaccia utente e la navigazione devono poter essere utilizzabili. Dunque, gli utenti devono essere in grado di utilizzare l’interfaccia, senza che l’interfaccia non possa un’interazione che un utente non può eseguire. Per fare un esempio: una persona che non può utilizzare un mouse, deve potersi muovere all’interno del portale con la tastiera;
  3. Comprensibile: le informazioni e il funzionamento dell’interfaccia utente devono essere comprensibili, quindi gli utenti non devono avere barriere per poter essere in grado di comprendere non solo i contenuti, ma anche le funzionalità dell’interfaccia. Questo vuol dire che si deve utilizzare un linguaggio semplice per aiutare le persone con disabilità cognitive (o relative alla lettura). E anche l’interfaccia deve risultare facilmente “navigabile”;
  4. Robusto: il contenuto deve essere sufficientemente robusto da poter essere interpretato in modo affidabile da un’ampia varietà di programmi utente, comprese le tecnologie assistive. Un punto fondamentale affinché un contenuto resti accessibile a tutti anche in caso di evoluzione delle tecnologie digitali. Ma, anche più banalmente, la fruibilità di un contenuto online deve mantenere lo standard di accessibilità anche in caso di fruizione da browser differenti, applicazione o altri tipi di piattaforme.

Standard che già da alcuni anni devono essere rispettati dai siti e dalle applicazioni legati ai servizi pubblici e alla Pubblica Amministrazione. E dal giugno del 2025, tutto l’Internet dovrà essere in linea con questi principi di accessibilità.

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