Zingaretti rifonda il Pd dopo l’Emilia-Romagna e ci mette dentro sardine e ambientalisti

Si tirano un po’ le somme, in questo periodo, e le tirano tutti. Il centro destra, che vuole accaparrarsi l’Emilia-Romagna e la Calabria come segnale di un’Italia che vuole la loro coalizione al governo; il M5S, il cui smacco è già preannunciato nei sondaggi e il cui capo Di Maio fa l’equilibrista provando a smentire le voci di un addio sempre più concreto alla direzione del partito; il PD, che vede Nicola Zingaretti affermare che – a prescindere dal risultato delle elezioni regionali -, il partito non sarà più lo stesso.

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La volta di Zingaretti, la sinistra che prova a cambiare ancora una volta

Cambiare per non morire: questo l’intento del PD e della sinistra capeggiata da Zingaretti. Occorre dare un nuovo orizzonte alla sinistra e per farlo l’ideale sarebbe vincere in Emilia-Romagna. Compito non facile, ovvio, ma a prescindere dal risultato proprio da quel momento si dovrà voltare pagina. «Non è il tempo di distruggere ma di costruire. E quella che va costruita subito è una visione e poi un’azione comune, su pochi capitoli chiari: come creare lavoro, cosa significa green new deal, come si rilancia la conoscenza, come si ricostruiscono politiche industriali credibili nell’era digitale»: queste idee generiche sono alla base del nuovo partito che Zingaretti ha in mente.

Zingaretti apre alle Sardine e ai verdi

Il PD «è salvo, oggi non è più il partito debole, isolato e sconfitto del 4 marzo 2018. Abbiamo retto l’urto di due scissioni, e oggi i sondaggi ci danno al 20%. Siamo il secondo partito italiano, e siamo l’unico partito nazionale dell’alleanza, l’unico che si presenta ovunque alle elezioni, l’unico sul quale si può cementare il pilastro della resistenza alle destre». PD come unico baluardo contro le destre, secondo Zingaretti, ma solo se apre a forze progressiste, fondamentali per avere gettare le basi del futuro. «Dobbiamo costruire il soggetto politico dell’alternativa, convocando un congresso con una proposta politica e organizzativa di radicale innovazione e apertura. Dobbiamo rivolgerci però alle persone, e non alla politica “organizzata”. Dobbiamo aprirci alla società e ai movimenti che stanno riempiendo le piazze in queste settimane. Non voglio lanciare un’opa sulle sardine, ci mancherebbe altro, rispetto la loro autonomia: ma voglio offrire un approdo a chi non ce l’ha…». Chi abbiamo tra i candidati? Mattia Santori e gli altri ragazzi delle Sardine sono in cima alla lista ma non sono i soli. Ci sono anche i verdiil movimento dei sindaci “civici” guidati da Beppe Sala e Antonio Decaro.

Oltre la sinistra solo se Zingaretti cede il potere

E se è vero che sentiamo parlare di un nuovo soggetto politico che vada oltre la sinistra da almeno vent’anni c’è una condizione essenziale senza la quale non sarà possibile. Arrivati a questo punto sarà possibile mettere in pratica tutto questo se e solo se Zingaretti e i vecchi nomi saranno disposti a lasciare spazio alla leadership di tutte le forze a cui il PD si sta aprendo. Dovrà essere la società civile a farsi carico del cambio di direzione della sinistra altrimenti il rischio è che questa non rimanga che l’ennesima operazione di facciata tra tattiche e trasformismo.

 

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