Cos’è lo Xinfadi Market, il nuovo incubo di Pechino legato al coronavirus

Ci sono le arance. Migliaia di arance. Nelle cassette della frutta, a terra quelle più mature. Il colore dello Xinfadi Market a Pechino è arancione. In ogni periodo dell’anno. Si tratta del mercato all’ingrosso di frutta e verdura che, da solo, contribuisce al soddisfacimento del 70% dei bisogni dell’intera città di Pechino per quanto riguarda la frutta e la verdura. È qui che si annida il nuovo incubo del Dragone legato al coronavirus.

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Xinfadi Pechino, il mercato del nuovo focolaio di coronavirus

Per le strade della città c’è ancora sospetto. Ma questa volta, c’è anche la consapevolezza che non sarà una nuova Wuhan. La Cina ha affrontato oltre 85mila contagi dall’inizio dell’epidemia, certo non può avere paura di un focolaio che si è sviluppato al centro della sua capitale. Eppure, la notizia di una nuova catena di contagi autoctona dopo 55 giorni di assenza ha gettato un velo di inquietudine sul Paese. Perché rappresenta la ciclicità di un virus che, anche se scompare per tanto tempo, può tornare nuovamente a essere pericoloso.

Nel mercato si è registrato il primo caso giovedì. Il giorno dopo, i casi erano già sei. Nella giornata di sabato si è arrivati a 45. Non deve stupire una diffusione così esponenziale. In primo luogo, perché conosciamo bene le dinamiche del virus. In secondo luogo perché Xinfadi Market è il centro nevralgico del commercio di Pechino: da solo, ogni anno, gestisce un volume di ben 14 tonnellate di carne, frutta e vegetali. Non si tratta di un wet-market come quello di Wuhan, anche se – come avviene anche in diverse parti d’Italia – le carni vengono maneggiate in loco. Semplicemente si tratta di un luogo di aggregazione che, in quanto tale, presenta una notevole circolazione di persone e di cose.

Proprio di questo hanno paura le autorità cinesi: il coronavirus sembrava sparito, ora invece è tornato. Nel cuore dello Stato. Dove si è più forti, vero. Ma dove, allo stesso tempo, si può diventare più deboli se colpiti.

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