Xiaomi batte Trump: rimosso il ban voluto dall’ex Presidente

I giudici hanno sospeso l'ordine esecutivo del Dipartimento della Difesa USA

15/03/2021 di Enzo Boldi

Accusare senza prove. Gli ultimi due anni di Presidenza Trump sono stati costellati di attacchi e decisioni che si basavano su fatti privi di alcun riscontro. Frutto di una propaganda populista che ha rasentato il ridicolo. E la conferma – postuma rispetto al suo mandato – arriva con la decisione del giudice federale del distretto di Columbia che ha sospeso il ban voluto dell’ex numero uno della Casa Bianca nei confronti della società tecnologica cinese Xiaomi. Il motivo? La decisione presa non è avallata dalle evidenze. Anzi, le evidenze decantate dal Dipartimento della Difesa a stelle e strisce non sono mai state fornite. Insomma, una trovata propagandistica.

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Secondo la dottrina trumpiana, seguita e sostenuta (senza prove) dal Dipartimento della Difesa, Xiaomi faceva parte delle aziende straniere che finanzierebbero “l’esercito comunista cinese”. Il tutto è contenuto all’interno dell’ordine esecutivo numero 13959, ancora disponibile sul sito del registro federale. Ma con quali prove è stata sostenuta questa tesi che ha portato al ban di Xiaomi? Nessuna, come sottolinea il giudice che ha disposto la sospensione del provvedimento. Anzi, il Distretto di Columbia ha tirato le orecchie anche al Dipartimento della Difesa per aver agito in quel modo senza fornire alcun riscontro ai vaneggiamenti di Trump.

Xiaomi ha vinto la sua battaglia contro Trump

«Xiaomi è un’azienda di elettronica di consumo. Il 5G e le tecnologie di Intelligenza Artificiale stanno diventando rapidamente norma industriale per i dispositivi di elettronica di consumo, dimostrata dal fatto che i concorrenti chiave del Xiaomi forniscono anch’essi smartphone dotati delle caratteristiche di IA e di 5G» si legge nella decisione del giudice. Citare le due tecnologie per sostenere la tesi del ban giustificato, dunque, è del tutto fuori da ogni logica. Il giudice, in un altro passo del suo pronunciamento, ha sottolineato come questa modalità di interpretazione potrebbe essere fatta anche nei confronti delle aziende statunitensi che lavorano proprio su quelle innovazioni tecnologiche.

Ora c’è un ritorno alla normalità: le aziende e gli investitori americano potranno tornare a investire e a lavorare in sinergia con l’azienda cinese. Il ban voluto da Donald Trump, come appariva evidente fin dall’inizio, era una pura speculazione priva di qualsiasi contezza con la realtà.

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