La storia di x.com: dall’online banking al redirect a Twitter

Il dominio, oggi, rimanda alla piattaforma social acquistata per 44 miliardi di dollari. Ma ha una storia piuttosto lunga

25/07/2023 di Enzo Boldi

Un vecchio dominio, riacquistato sei anni fa. Oggi x.com rimanda direttamente a Twitter, con tanto di nuovo (e controverso) logo. Un tempo, però, dietro tutto ciò c’era un concetto molto differente. Si trattava di uno dei primi esperimenti di online banking, fondato proprio da Elon Musk. Poi il passaggio – dopo una fusione – a PayPal, prima dell’acquisizione da parte di eBay. Ma l’imprenditore di Pretoria non ha mai dimenticato quel suo “primo amore”, rientrando in possesso del dominio nel 2017.

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Dalla giornata di ieri, provando a digitare nel nostro browser x.com, avviene il redirect (ovviamente automatico) alla piattaforma Twitter. Una scelta consapevole, quella di Elon Musk, che conferma quanto già fatto trapelare – a suo modo – nel passato più o meno recente: realizzare un social multi-servizi che risponde al nome di “X”. Una lettera – che rappresenta una variabile indefinita – utilizzata in tutte le sue nuove aziende: da SpaceX a x.AI, passando per la holding x.Corp. Ed è una lettera a cui il fondatore di Tesla è molto affezionato, basti pensare che proprio alla “X” ha legato uno dei suoi primi successi imprenditoriali.

x.com, la storia del dominio che oggi rimanda a Twitter

Dopo l’esperienza di Global Link Information Network – poi rinominata Zip2 – nel 1995 e la vendita di questa azienda (che vendeva le licenze di software ai giornali) a Compaq, Elon Musk e Greg Kouri fondarono (nel 1999) una startup che prendeva proprio il nome di x.com (il dominio era stato registrato addirittura nel 1993). Si trattava di una piattaforma che forniva un servizio di online banking, tra i primi esperimenti del settore. Perché la scelta di quel nome? La risposta arriva proprio da alcuni screenshot (pubblicati su Internet Archive) di quell’anno.

Perché “X”? «Quando le persone sentono parlare di X.com, spesso si chiedono perché abbiamo scelto un nome così insolito per un sito di servizi finanziari. Sorridiamo e chiediamo: “Perché no?” X è semplice, diretto e privo di pretese e sciocchezze, esattamente come il nostro approccio ai servizi finanziari. In X.com il nostro obiettivo fondamentale è semplificare la gestione e lo spostamento del tuo denaro. Lo realizziamo attraverso i nostri fornitori di servizi e le sussidiarie di X.com, che lavorano per mantenere bassi i costi e per rimuovere le barriere che hanno complicato la gestione delle tue finanze in passato».

La fusione con Confinity e la creazione di PayPal

Un anno dopo – era il marzo del 2000 – x.com si fuse con Confinity Inc, l’azienda che (di fatto) aveva dato il via al progetto PayPal. Elon Musk rimase all’interno della società fino al 2002, prima di andarsene con una ricca buonuscita quando PayPal venne acquistata per 1,5 miliardi di dollari da eBay. Il dominio, dunque, diventò il redirect della piattaforma di pagamenti online.

Questo passaggio fu epocale per l’imprenditore originario di Pretoria che da quel momento ha iniziato a dar vita a moltissime altre imprese (partendo da SpaceX, per arrivare a Tesla). Con la vendita, Musk perse ogni diritto sul “suo” dominio. E le strade tra l’imprenditore e x.com rimasero separate fino al luglio 2017.

Praticamente sei anni fa esatti, fu lo stesso Elon Musk ad annunciare – ringraziando PayPal – di aver acquistato nuovamente quel dominio. Le cifre dell’accordo non sono note (ma si parla di circa 6 milioni di dollari), con l’imprenditore sudafricano che all’epoca aveva dichiarato di non aver piani legati a quel nome. Insomma, sembrava essere (ma ovviamente non poteva essere) un’operazione di mera nostalgia sentimentale, ad altissimo costo.

L’oggi: Twitter

Quel piano mancante, oggi, si chiama Twitter. Dopo l’acquisizione della piattaforma nel 2022 – per 44 miliardi di euro, al termine di un lungo braccio di ferro con i vecchi proprietari -, Musk decise di inserire l’azienda all’interno della holding X Corp. Insomma, un’altra “X” prima di quel che oggi è diventato realtà. Perché da lunedì 24 luglio, chi prova a inserire nella barra di ricerca del proprio browser x.com viene rimandato direttamente a Twitter. Quel “valore sentimentale”, dunque, si è trasformato nell’ennesima rivoluzione della piattaforma nel corso degli ultimi mesi. E potremmo essere solo all’inizio.

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